Il futuro entra in sala operatoria con il team di Paul Harmatz dell'ospedale di Oakland in California, dove, per la prima volta al mondo, sono stati modificati i geni del Dna di un malato per combattere una rara malattia. La rivoluzionaria tecnica è chiamata «nucleasi delle dita di zinco» perché si utilizzano delle forbici molecolari che cercano e tagliano uno specifico pezzo di Dna direttamente all'interno del corpo.
La cavia umana che si è prestata alla sperimentazione si chiama Brian Madeux, ha 44 anni, ed è affetto da una rara malattia metabolica, la sindrome di Hunter, che colpisce meno di 10.000 persone al mondo e lascia poche speranze di sopravvivere anche tra i giovani. Chi ne soffre manca di un gene che produce un enzima che scinde certi carboidrati. Madeux finora ha subito 26 interventi chirurgici ed è stato sottoposto a infusioni settimanali dell'enzima carente (con costi intorno a 100 mila-400 mila dollari l'anno).
Di fronte a così poche speranze di vita Brian si è prestato alla scienza. Ma solamente tra tre mesi si saprà se il trattamento innovativo è riuscito. «Voglio assumermi questo rischio - ha detto -. Spero che sia in grado di aiutare me e altre persone».
Ma come si corregge il Dna senza passare da un laboratorio? In pratica si inseriscono delle istruzioni contenute in un virus vettore che viaggia fino al fegato, dove le cellule usano le istruzioni per costruire le «dita di zinco» e preparare il gene correttivo. Le dita tagliano il Dna, consentendo al nuovo gene di inserirsi all'interno. A questo punto il nuovo gene indirizza le cellule a produrre l'enzima mancante al paziente. Solo l'1% delle cellule del fegato deve essere corretto per trattare con successo la malattia. «Noi tagliamo il Dna, lo apriamo, inseriamo un gene e richiudiamo tutto. In modo invisibile», spiega Sandy Macrae, presidente di Sangamo Therapeutics, la compagnia californiana che sta testando questo approccio per due malattie metaboliche e per l'emofilia. «Diventa parte del tuo Dna e lo sarà per il resto della vita».
Ma se ci sono errori causati dall'editing non si può tornare indietro. Tanto che già alcuni esperti sollevano alcune critiche. Le sperimentazioni sugli animali, però, sono state definite molto incoraggianti e lo studio è stato autorizzato dai National Institutes of Health americani e premiato anche dalla rivista Nature nel 2011. Dopo Brian, quindi, altre trenta persone adulte testeranno la sicurezza del trattamento, ma nel futuro si mira a modificare il Dna dei bambini, prima che si manifestino i danni maggiori legati alla malattia. E se questa nuova tecnica funzionerà - fra tre mesi i risultati dell'intervento - sarà come mandare dentro il corpo un micro-chirurgo che inserisce il gene esattamente dove deve andare.
Luigi Naldini, direttore dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica ci spiega i vantaggi di questa tecnica: «E' un intervento genetico di altissima precisione, che potenzialmente colpisce nel segno. Potrebbe aprire la strada ad altre applicazioni per malattie del fegato che oggi vengono curate con le terapie geniche tradizionali». L'esperto però è attendista. «Per il momento non ci sono stati degli eventi avversi immediati. Bisogna aspettare per capire se invece ci saranno dei rischi a lungo termine, se il fegato possa rimanere danneggiato. Ovviamente questa è la prima volta al mondo che viene sperimentata questa tecnica sull'uomo e dobbiamo continuare ad avere prudenza». Se tutto andasse bene però gli scenari futuri sono rosei: «Si potrebbe intervenire rimpiazzando dei geni, correggendo delle mutazioni di molte malattie genetiche.
Sostanzialmente il fegato diventerebbe la sorgente di una proteina terapeutica che potrebbe aprire la strada ad applicazioni anche in malattie croniche. Noi abbiamo confidenza e fiducia in questa strategia. Se ci saranno risultati positivi la adotteremo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.