È il primo pomeriggio quando arriva l'ennesimo colpo di scena nella crisi ferragostana più pazza del mondo. Il capo politico del M5s Luigi Di Maio si trova a Palinuro, in provincia di Salerno, sulla costa cilentana, per «un paio di giorni di relax». La sfilza di selfie sul bagnasciuga è interrotta da un'indiscrezione che se fosse vera sarebbe clamorosa. La tirano fuori alcune fonti del Pd, forse per mettere pressione ai pentastellati e convincerli ad andare avanti sulla strada di un accordo con il centrosinistra per un governo che impedisca il ritorno alle urne. «Ci sono voci insistenti che Salvini stia facendo un tentativo di ricucire con il Movimento - raccontano fonti parlamentari -. Il M5s tiene in piedi tutte le ipotesi, per quanto ci risulta. Ma noi nel frattempo siamo alla finestra, totalmente». Proseguono le riflessioni: «Aspettiamo il 20 per vedere cosa farà Conte, se si dimette o meno. Potrebbe esserci un rimpasto o magari un altro incarico».
Lo scenario della nuova offerta di Salvini ai Cinque Stelle è così delineato dai rumors usciti ieri: Lega e M5s di nuovo fianco a fianco in un esecutivo con la bilancia che penderebbe più dalla parte gialla che non da quella verde. Di Maio premier, Salvini vicepremier e ministro dell'Interno, Giuseppe Conte al posto di commissario europeo che toccherebbe al Carroccio. In cambio i leghisti otterrebbero qualche ministero in più. Nel mirino ci sono sempre Danilo Toninelli (Infrastrutture), Elisabetta Trenta (Difesa) e ora anche Alfonso Bonafede (Giustizia). Di Maio legge sornione il retroscena, soddisfatto della rivincita rappresentata dal «passo indietro» di Salvini. Fonti del M5s confermano tentativi di abboccamenti leghisti, senza entrare nel dettaglio, ma sottolineano che il Movimento non ha intenzione di assecondare la retromarcia dell'ormai ex alleato, per il momento. L'impressione è di una situazione appesa in cui «può accadere di tutto», come ha detto a Ferragosto l'ex segretario dem Matteo Renzi. E il M5s si gode la sua centralità, tra le voci della proposta di cui sopra e l'idea di un «contratto alla tedesca» con il Pd lanciata dall'ex ministro Graziano Delrio. Lunedì, intanto, ci sarà una nuova riunione congiunta dei gruppi parlamentari con il capo politico. Da lì Di Maio dovrebbe uscire con un mandato più preciso sulle prossime mosse.
Ieri il vicepremier grillino ha continuato a sparare a zero sulla Lega. Smentendo l'ipotesi di una sua «promozione» nel ruolo di presidente del Consiglio. «In questa estate surreale - ha scritto su Facebook - in cui la Lega ha fatto cadere il governo in pieno agosto fregandosene del Paese e degli italiani, leggo continue fake news su futuri ruoli, incarichi, strategie. Tutte cose che non ci interessano. Tutte assurdità veicolate ad arte da qualcuno sui giornali per nascondere la verità». Di Maio nel ragionamento lega l'appoggio al premier Conte il 20 agosto in Aula alla riforma del taglio dei parlamentari; lo fa con il chiaro intento di stoppare l'ultimo rilancio del Carroccio, che si è detto comunque disponibile a votare la sforbiciata a deputati e senatori. «A noi interessa una sola cosa arrivati a questo punto: che il 22 agosto (quando è fissata la seduta della Camera, ndr) si voti il taglio dei parlamentari», ha ribadito il leader grillino.
E ha aggiunto: «Chi sfiducerà Conte lo farà per evitare che si voti il taglio dei parlamentari. Questa è la realtà». Nell'attesa dello scontro parlamentare, Di Maio ha ripreso a giocare con i «due forni», Lega e Pd, come ai bei tempi dopo il 4 marzo 2018.
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