Donald Trump si prepara alla battaglia finale in Congresso. «Ci vediamo a Washington il 6 gennaio. Non mancate, seguiranno informazioni», scrive su Twitter il presidenteuscente, che in questi giorni è in Florida per trascorrere le festività di fine anno nel resort di Mar-a-Lago. L'appuntamento è nel giorno in cui il tycoon avrebbe intenzione di sferrare l'ultimo affondo nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni: il 6 gennaio, infatti, Capitol Hill si riunirà in seduta plenaria per contare ufficialmente i voti dei grandi elettori che lo scorso 14 dicembre hanno confermato la vittoria di Joe Biden.
In quella sede potrebbero essere ancora avanzate delle contestazioni, anche se appare altamente improbabile un cambio dell'esito del voto in uno o più stati. Ipotesi per la quale sarebbe poi la Camera a dover nominare il nuovo inquilino della Casa Bianca, non in base alla maggioranza dei seggi (in mano ai democratici), ma delle preferenze delle delegazioni statali (ogni stato un voto), dove sono i repubblicani ad essere in vantaggio essendone andati a Trump 26 su 50. Si tratta comunque di eventualità considerate fantapolitica anche dai media più vicini a The Donald, come il New York Post, che gli dedica la copertina e scrive: «Basta con questa follia, hai perso le elezioni». «Stai facendo il tifo per un golpe anti-democratico», continua il quotidiano, suggerendo a Trump di «incanalare la sua furia in qualcosa di più produttivo. Basta pensare al 6 gennaio, è il momento di pensare al 5 gennaio».
Giorno, quest'ultimo, del decisivo ballottaggio per i due seggi della Georgia che determineranno quale partito controllerà il Senato. La corsa nello stato del sud è fondamentale per gli equilibri politici dei prossimi quattro anni. Ad ora il Grand Old Party ha 50 seggi nella Camera Alta contro i 48 dei democratici, e deve vincere almeno uno dei due ballottaggi per aggiudicarsi la maggioranza di 51 poltrone. In una situazione di parità (50 a 50), il voto decisivo spetterebbe infatti alla vice presidente, Kamala Harris. Se il Gop riuscirà a mantenere il controllo del Senato, invece, Biden sarebbe un'anatra zoppa, e a quel punto partirà il muro di ostruzionismo da parte dei repubblicani e il tentativo di riconquistare la Camera nel Midterm, per poi tornare a marciare sulla Casa Bianca in Usa 2024, magari con un Trump-bis. Il presidente uscente è ben consapevole dell'importanza della partita, e infatti il 4 gennaio volerà in Georgia per fare campagna elettorale a favore dei due candidati repubblicani (i senatori in carica Kelly Loeffler e David Perdue). «Sarà un grande e meraviglioso comizio - assicura - è così importante per il nostro paese che vincano».
Nel frattempo il tycoon cede alla pressione del Congresso e firma il nuovo piano di aiuti all'economia da 900 miliardi di dollari, insieme alla manovra di bilancio da 2.300 miliardi per evitare lo shutdown (la paralisi della pubblica amministrazione). Il piano di stimoli anti-Covid prevede tra le altre cose la conferma dell'estensione dei benefici di disoccupazione e il pagamento di un assegno da 600 dollari a persona per chi guadagna meno di 75 mila dollari l'anno. Viene prorogata la moratoria sugli sfratti, stanziati miliardi di dollari per gli stati nella distribuzione del vaccino, ma anche per piccole imprese, compagnie aeree, aziende di trasporto.
Trump ha insistito fino all'ultimo perché l'assegno agli americani fosse di almeno 2.000 dollari, e pur decidendo di ratificare la misura si appella alla sezione 251 del Balanced Budget and Emergency Deficit Control Act del 1985, che impone una revisione dei capitoli di spesa.
In sostanza chiede ai leader di Camera e Senato di rivedere gli stanziamenti in corsa modificando le voci «meno utili» per aumentare l'assegno una tantum a 2.000 dollari. Una richiesta che sembra destinata a cadere nel vuoto con i repubblicani, mentre la speaker della Camera, Nancy Pelosi, vorrebbe seguire l'indicazione di Trump.
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