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L'ultima tentazione di Grillo: un "autovaffa" che rottami il M5S

Conte tentenna, i parlamentari litigano e gli elettori fuggono. Ecco perché non ne può più

L'ultima tentazione di Grillo: un "autovaffa" che rottami il M5S

Che Grillo non ne possa più dei grillini è, oramai, cosa arci nota. E non riusciamo proprio a fargliene una colpa. Provate un po' voi a passare intere giornate a cercare di capire cosa farà da grande il cinquantaseienne Giuseppe Conte, a tenere a bada il movimentismo scomposto e terzomondista di Alessandro Di Battista, a trovare un senso alle dichiarazioni e financo ai libri dell'indomito Danilo Toninelli, ad arginare i verbosi deliri (...) (...) di Nicola Morra e via discorrendo. Certo, obietterete giustamente, tutto questo casino lo ha creato Grillo stesso nel momento in cui ha dato vita al Movimento Cinque Stelle. Giusto. Ma dodici anni dopo la fondazione, sotto il sobrissimo segno del vaffa, Grillo ha ancora un grandissimo vaffa tra le mani e questa volta lo spedisce ai suoi. Da mesi l'ex comico genovese cerca di tenersi di lato, finge di non vedere quello che accade tra le sue scombinate truppe, al massimo, come un anziano passante, osserva con una certa soddisfazione il cantiere nel quale quotidianamente viene demolita, pezzo per pezzo, l'utopia che fu sua e di Gianroberto Casaleggio. Il suo blog, una volta uno dei più seguiti in tutto il mondo, è ormai il contenitore di tutte le rampogne che ossessionano il comico genovese. Un giorno attacca la finanza internazionale che devasta il mondo, un altro si lancia in lunghissimi sermoni per la salvaguardia degli oceani. Nel frattempo gli elettori sono in costante fuga: gli ultimi sondaggi attestano il M5s al 15,9 per cento, la metà esatta dei voti che raccolse alle elezioni politiche del 2018. Ma per Grillo, come tutte le pentole a pressione in costante stato di bollore, prima o poi arriva l'esplosione. E Beppe non vede l'ora di far saltare tutto in aria: Davide Casaleggio se ne è andato sbattendo la porta, i deputati si intascano tutti i soldi che dovrebbero restituire e si muovono in ordine sparso e Conte è un leader in pectore al momento per nulla intenzionato ad esercitare la sua leadership. Al massimo discute dei massimi sistemi, vagheggiando rivoluzioni interne all'insegna di un partito «completamente rinnovato, votato all'innovazione, radicalmente riformistico. Molto attento alle trasformazioni del mondo del lavoro». Insomma: il vuoto pneumatico. La situazione migliore per dar fuoco alle micce. La tentazione sfascista del fondatore è ben nota ai suoi e, specialmente i più governisti e responsabili, sono terrorizzati da ogni sua pubblica uscita. Quello che una volta era il volano del partito, adesso è una zavorra. Di tutte le strampalate idee partorite dai pentastellati ne rimaneva soltanto una in piedi: il doppio mandato. Cioè il divieto per un esponente dei Cinque Stelle di essere eletto per più di due legislature. Sia chiaro: è un vincolo inquinato dall'ideologia grillina, da un odio viscerale nei confronti della casta. Ma è anche una sorta di pulsante di autodistruzione, come se i parlamentari a Cinque Stelle fossero progettati con l'obsolescenza programmata. Ricapitoliamo: il Movimento 5 Stelle porta in Parlamento centinaia di rappresentanti dei cittadini che - lo hanno sempre sbandierato con orgoglio - non hanno alcuna competenza politica. Il risultato di questa operazione al massacro è sotto gli occhi di tutti. Ma la situazione è ancora peggiorabile: quando iniziano a conoscere i meccanismi della macchina pubblica cosa fai? Impedisci loro di candidarsi nuovamente, di fatto distruggendo la classe dirigente che si è creata nel corso delle legislature. Ecco, l'ultima battaglia kamikaze di Grillo è proprio questa: difendere con coerenza suicida il vincolo del doppio mandato e fare tabula rasa della maggior parte dei suoi onorevoli. Il comico è pronto all'ultima scena: l'autovaffa.

E poi calerà il sipario su uno spettacolo che è stato decisamente malinconico.

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