L'ultimatum di Mattarella che ha sbloccato l'impasse

"Presto o sciolgo le Camere". Oggi consultazioni

L'ultimatum di Mattarella che ha sbloccato l'impasse

Roma - Basta, non c'è più tempo: stasera, entro le sette, dovete dirmi se siete in grado di formare un governo o se devo sciogliere le Camere. E stavolta niente giochetti o doppi forni, voglio una risposta chiara, perché il Paese «non può restare in sospeso». Questo, con parole più diplomatiche ma con un tono ancora più fermo, l'ultimatum spedito a metà mattina da Sergio Mattarella a Pd e Cinque stelle, impantanati in una trattativa melmosa, persi in una girandola di proposte e veti, aggrovigliati in una disputa infinita sui nomi. Ce n'era abbastanza per innervosire pure una persona paziente come il capo dello Stato, preoccupato per la piega che stava prendendo la cosa. Serviva proprio un pugno sul tavolo per sbloccare il negoziato, in un senso o nell'altro. E infatti, verso le 17,30, un'ora e mezzo prima della scadenza fissata dal Colle, i due partiti hanno risposto: si, ce la possiamo fare, l'intesa è vicina.

Ottenute le garanzie richieste, il Quirinale ha potuto diffondere il calendario delle consultazioni. Due giorni di colloqui, scadenzati, se non quasi rallentati. Se fosse stato sicuro della rottura, il presidente avrebbe dato un piglio diverso a questo passaggio, concentrando tutti gli incontri nella giornata di oggi per chiudere la partita in fretta e conferire un incarico a un tecnico, per un esecutivo di garanzia elettorale con il compito di traghettare l'Italia al voto in autunno. Siccome invece dal Nazareno e dai grillini sono giunti segnali di ottimismo, ecco la scelta di mantenere il consueto copione istituzionale. Certo, non tutti i problemi sono stati superati, il nodo del premier non si riesce a risolvere, forse serviranno altre ore. Conte bis o un altro, Di Maio sì o Di Maio no, i vice, i ministeri di peso. Non sono dettagli, ma ora dem e 5s avranno modo fino a mercoledì per definirli. Poi basta, si chiude.

Oggi pomeriggio quindi parte il secondo e pare ultimo giro. Mattarella sentirà al telefono il suo predecessore Giorgio Napolitano, poi riceverà i presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico e le delegazioni dei gruppi misti. Domani mattina proseguirà incontrando tutti gli altri, dai piccoli ai più grandi in ordine crescente: autonomie, Leu, Fratelli d'Italia. In serata si entrerà nel vivo con Pd, Forza Italia, Lega e, alle 19, Cinque stelle. Programma fitto. Dal Colle dicono che «è stata data troppa enfasi al calendario». Però, aggiungono, è anche «chiaro» un altro aspetto: se i partiti, dopo aver «rotto i tavoli», avessero detto al capo dello Stato che non c'era nulla da fare se non le elezioni anticipate, due giorni di consultazioni con un'ora a disposizione per ciascun gruppo «sarebbero stati inutili», una perdita di tempo.

E perdere tempo secondo Mattarella è una cosa che in questo momento proprio non ci possiamo permettere. Lo ripeterà oggi, e soprattutto domani quando li avrà di fronte. Anche se Pd e 5s dichiareranno di aver stretto un patto, il presidente «non darà la cosa per acquisita», non rinuncerà al suo supplemento d'indagine per valutarne praticabilità e durata. Chiederà informazioni sul programma. Vorrà saperne di più sulla composizione della squadra.

Dirà la sua su alcuni candidati ministri. Pretenderà impegni «seri» sui conti pubblici, sulla prossima manovra, sugli appuntamenti internazionali. Ci sono delle decisioni da prendere rapidamente. Non si può aspettare ancora.

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