"Non mi ricandido". Per Giorgetti è "l'ultimo giro"?

Il ministro dello Sviluppo economico potrebbe non ricandidarsi più. L'indiscrezione de Il Foglio: "Questo è il mio ultimo giro"

"Non mi ricandido". Per Giorgetti è "l'ultimo giro"?

Una notizia che, qualora venisse effettivamente confermata, potrebbe avere qualche ripercussione anche sulla Lega. A rivelarlo è Il Foglio, secondo cui Giancarlo Giorgetti potrebbe presto dire addio all'esperienza politica e non ricandidarsi più. L'indiscrezione non è stata ancora riconosciuta e convalidata ufficialmente dagli ambienti di via Bellerio. Ma, sempre secondo gli scenari delineati dal giornalista Simone Canettieri, l'attuale ministro dello Sviluppo economico potrebbe salutare definitivamente il palcoscenico politico del nostro Paese.

"È l'ultimo giro"

A questo punto le sue prossime mosse rappresentano una vera e propria incognita. Il tutto rischia di pesare (e non poco) sullo scenario della politica italiana. "Non mi ricandido più, questo è il mio ultimo giro", è in sostanza il ragionamento che Il Foglio attribuisce a Giorgetti. Si tratterebbe di un passo indietro dopo anni trascorsi nel palazzo, con modi e toni sempre istituzionali. Garbato e mai sopra le righe, almeno davanti le telecamere. Nel 2018 è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con funzioni di segretario del Consiglio: nonostante l'esperienza gialloverde sia terminata nel peggiore dei modi, c'è chi dice che i rapporti cordiali con Giuseppe Conte non sarebbero mai stati interrotti. Adesso, nel governo guidato da Mario Draghi, svolge il ruolo di ministro per lo Sviluppo economico.

I malumori nel Carroccio

Di recente a creare scompiglio nel Carroccio sarebbe stata la partecipazione (in ordine sparso) di alcuni leghisti alla manifestazione no-pass che si è tenuta a Roma. L'evento ha visto la presenza di Claudio Borghi e Alberto Bagnai, passando per Armando Siri e Simone Pillon. Ma dal caso si è subito dissociato Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera: "Ritengo che i miei colleghi abbiano sbagliato ad andare. E quella comunque non era la piazza della Lega". Anche Luca Zaia ha preso le distanze: "Un discorso è discutere legittimamente sull’obbligatorietà, come fa il segretario Salvini.

Altra cosa è farsi portatori di una linea in cui io assolutamente non mi identifico". Il governatore della Regione Veneto ha preso una chiara posizione in merito: "Mi rifiuto di pensare che sia la linea del partito".

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