Coronavirus

L'ultimo pasticcio scontenta tutti

Sembra di stare sul palcoscenico della Commedia dell'arte. Sfogli il catalogo del nostro agonizzante turismo e ti imbatti nella mini quarantena

L'ultimo pasticcio scontenta tutti

Sembra di stare sul palcoscenico della Commedia dell'arte. Sfogli il catalogo del nostro agonizzante turismo e ti imbatti nella mini quarantena. Cinque giorni di isolamento per rispettare e insieme aggirare il divieto di viaggiare. Meno di una settimana fra le mura di casa è il prezzo da pagare se si vuole oltrepassare le frontiere. Se invece l'idea è quella di raggiungere la Toscana o la Puglia o il Veneto, allora non c'è clausura che tenga perché la furbizia tricolore ha sempre un fondo di provinciale masochismo. Tutti scontenti: chi aveva programmato la partenza deve annullare o rivedere il calendario. Pensavano di cavarsela con due tamponi, ma non è più così. La regoletta escogitata da Roberto Speranza, il ministro che è rimasto al suo posto, complica. Un po' permette e un po' blocca, un po' è un trampolino e un po' una catena.

È come l'acqua torbida in cui puoi nuotare, ma anche smarrirti e allora meglio rinunciare. E non si capisce bene se l'intento sia quello di strizzare l'occhio al partitino degli esterofili con vista su Canarie e Baleari, o al contrario se l'obiettivo sia di imbrigliarli in una rete sottile di veti non dichiarati. Tutti scontenti: gli albergatori, immersi nell'interminabile stagione dello scontento, si sentono discriminati - eufemismo - e fanno notare quello che tutti sanno. Ci si può spiaggiare a Fuerteventura o Ibiza ma non a Viareggio o Alassio. E questa storia della mini quarantena sembra un altro segnale di debolezza, un balbettio che ostacola chi ha fatto i bagagli e fa infuriare chi stava per riaprire ed è stato costretto a sigillare di nuovo porte e finestre. L'85 per cento degli hotel è vuoto e nessuno sa cosa accadrà. Un disastro dentro una catastrofe senza fine. E peró certi provvedimenti, dai riflessi maliziosi e ingannevoli, paiono offrire una subdola scorciatoia e una via d'uscita, anche se accidentata, ai patiti del relax. Il ministro che è rimasto al suo posto, transitando dal Conte 2 a Draghi, voleva forse mediare fra le diverse istanze e alla fine ha aperto e blindato, ma solo a metà. Con tutta franchezza, ci aspettavamo qualcosa di più dal governo Draghi, chiamato al capezzale del Paese per un'operazione di verità e chiarezza.

Quando si è in guerra, si sta di qua o di là. Non con un piede in mezzo. Poche regole. Trasparenti e uguali per tutti. Il resto è legna che alimenta la rabbia.

Tutti scontenti: forse qualcuno si sentirà libero di dare la scalata ai propri sogni anche ai tempi della pandemia, ma molti, troppi, dopo aver perso gli incassi di un anno intero, e in attesa delle briciole dei ristori, vedono ora svendere anche la propria dignità.

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