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L'ultimo trucchetto della sinistra per far restare in Italia i clandestini

Clandestini senza requisiti ottengono il lavoro che gli consentirà di restare in Italia. Succede a Bergamo, grazie a un progetto voluto da Gori

L'ultimo trucchetto della sinistra per far restare in Italia i clandestini

La commissione territoriale respinge la richiesta di asilo a un immigrato? Che problema c'è: la sinistra ha già trovato il "trucchetto" per farlo restare in Italia. Lo ha capito il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ieri è addirittura andato a Radio Alta a vantarsene (guarda il video). Tramite l'Accademia dell'Integrazione, un progetto pilota dell'amministrazione targata piddì per inserire gli stranieri nel modo del lavoro. È infatti bastato che alla persona, a cui era stata appunto rigettata la richiesta di asilo, fosse insegnato l'italiano e trovato un lavoro per convincere il Tar ad accordargli il permesso di soggiorno. Ora il primo cittadino spera che questo possa valere anche per gli altri 34 che fanno parte del progetto e dei 50 che entreranno l'anno prossimo.

La Lega è già sul piede di guerra. I deputati Paolo Grimoldi e Alberto Ribolla hanno fatto sapere che, nei prossimi giorni, presenteranno un'interrogazione parlamentare per avere spiegazioni dai ministri competenti su quanto sta accadendo a Bergamo. Nel mirino la situazione dei trentacinque immigrati che sono rientrati nel progetto "Accademia dell'Integrazione". "Si tratta di clandestini che andrebbero allontanati dal nostro territorio in base alle leggi vigenti", spiegano i due esponenti del Carroccio. È lo stesso Gori, ospite della trasmissione Colazione con Radio Alta, a dover ammettere che in primo grado la commissione territoriale aveva respinto la richiesta di soggiorno dei trentacinque dal momento che nessuno di questi viene da Paesi in cui è in corso alcun conflitto. "Le regole, soprattutto dopo il decreto Sicurezza varato da Salvini, sono molto più restrittive", ha lamentato il sindaco dem ammettendo, tuttavia, di aver già trovato una via d'uscita al problema.

Lunedì scorso il Tribunale amministrativo di Brescia ha accolto il ricorso presentato da uno dei 35 immigrati che rientrano nel progetto del Comune di Bergamo. "Dalla copiosa documentazione prodotta in giudizio - spiega il giudice nella sentenza - è stato provato che in Italia il ricorrente ha intrapreso un fattivo percorso di integrazione in quanto non solo ha imparato la lingua italiana, ma ha anche avuto accesso all'Accademia per l'integrazione, un progetto sperimentale attuato dal Comune di Bergamo in accoglienza attiva dei richiedenti asilo, focalizzato sulla formazione linguistica, civica e professionale e, di conseguenza della sua proficua partecipazione, ha ottenuto dapprima un contratto di tirocinio poi trasformato in un contratto di lavoro a tempo indeterminato". Per il Tar basta questo a dimostrare che "in Italia il ricorrente ha raggiunto un traguardo lavorativo e di integrazione che gli consentirà di condurre una vita libera e dignitosa" e, quindi, a inficiare la decisione presa dalla commissione territoriale. Un successone per la sinistra che l'anno prossimo estenderà questo "trucchetto" a cinquanta stranieri a cui è stato respinta la richiesta ma che hanno già presentato il ricorso al Tar.

L'estensione del progetto ad altri cinquanta candidati ha messo d'allerto i leghisti Grimoldi e Ribolla. Che dal governo giallorosso ora vogliono sapere se loa sinistra continua a "regalare posti di lavoro" a immigrati che "non dovrebbero restare qui", quando ci sono i giovani italiani "costretti ad andare all'estero per mancanza di lavoro". "Vogliamo capire come come mai, in un'Italia con una disoccupazione che, secondo gli ultimi dati Istat relativi al mese di agosto, ammonta al 9,5% a livello generale e al 27,5% a livello giovanile, disoccupazione che in Lombardia pur dimezzandosi mediamente resta comunque un problema - tuonano - il Comune di Bergamo debba introdurre degli irregolari che non hanno diritto a restare sul nostro territorio in un percorso lavorativo finalizzato ad un contratto a tempo indeterminato".

E concludono: "Questi posti di lavoro non possono essere assegnati a ragazzi italiani?".

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