Magistratura

L'unica sentenza giudiziaria sulla tragedia assolve i generali e avalla la tesi della bomba

Fu il giudice istruttore Priore il primo teorico della battaglia nei cieli. Ma la presenza di altri aerei vicino al Dc9 sembra smentita dalle perizie

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C'è un passaggio giudiziario che collide con la ricostruzione della vicenda di Ustica compiuta dall'ex premier Giuliano Amato nella sua intervista a Repubblica. Si tratta dell'esito dell'unico procedimento penale instaurato sulla base dell'indagine bis-del giudice istruttore Rosario Priore, primo teorico della pista della «battaglia nei cieli» di cui il Dc9 Itavia sarebbe stato vittima. Tanto nella ricostruzione di Priore che in quella di Amato, il corollario è la complicità dei vertici dell'Aeronautica militare, impegnati sia a tenere il governo all'oscuro della operazione Nato (l'abbattimento del jet del leader libico Gheddafi) sia poi a depistare le indagini.

Il 16 gennaio 1992 Priore spicca tredici avvisi di garanzia ad altrettanti alti ufficiali. L'accusa più grave, attentato all'attività del governo e alto tradimento, investe i generali Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Corrado Melillo e Zeno Tascio. Secondo Priore, «l'occultamento delle informazioni fu oggetto di una decisione centrale e ad alto livello», che venne realizzata «escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei» sui cieli italiani il 27 giugno 1980. Sei anni dopo, tre pm romani chiedono il rinvio a giudizio dei quattro generali accusati di alto tradimento. Un anno dopo Priore rinvia i quattro generali a giudizio, con la ordinanza-sentenza divenuta da allora una sorta di Bibbia per i sostenitori della battaglia nei cieli. La replica degli ufficiali è netta: «Non ci fu alcun atto di guerra perché, intorno al Dc-9, non c'erano aerei nel raggio di 50 miglia. Tutte le prove e le stesse perizie raccolte dal giudice Priore dicono che non c'è stata collisione o missile e che a causare la tragedia potrebbe essere stata una bomba, o comunque un'esplosione interna».

Menzogne vergognose, falsità per proteggere le colpe degli alleati: è questa l'accusa con cui i quattro vengono portati a processo. Il processo inizia a settembre del 2000, quattro anni dopo i quattro generali vengono assolti dalle accuse di depistaggio e tradimento, solo Ferri e Bartolucci vengono dichiarati prescritti per non avere informato compiutamente il governo. L'anno dopo la sentenza d'appello conferma l'assoluzione di Ferri e Bartolucci, scatenando l'indignazione del comitato dei parenti delle vittime, guidato dalla futura parlamentare Ds Daria Bonfietti. «L'esistenza di un velivolo che volava accanto al Dc9 Itavia è supportata - scrivono i giudici - solo da ipotesi, deduzioni, probabilità, e da basse percentuali e mai da certezza». I due plot, le due tracce di altri aerei su radar di vecchia generazione, vengono smentiti da altri radar più moderni che non registrano nessun movimento anomalo.

Il 10 gennaio 2007 il ricorso dei familiari e del governo arriva all'esame della prima sezione penale della Cassazione, di cui fanno parte anche due futuri presidenti, Giovanni Canzio e Margherita Cassano. Assoluzioni confermate: «All'esito di una lunga e complessa istruttoria durata 19 anni - scrive la Cassazione - e conclusa con una sentenza-ordinanza di 5468 pagine è stata acquisita una imponente massa di dati, dai quali peraltro non è stato possibile ricavare elementi di prova a conforto della tesi dell'accusa». Una pietra tombale sulla pista di Priore? A quanto pare no..

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