Anni di lavoro nelle segrete stanze del partito comunista per costruire a tavolino l'immagine di una Cina affidabile mediatrice nelle crisi internazionali, unica in grado di spingere Vladimir Putin a negoziare la pace con l'Ucraina. Poi arriva il signor Lu, ambasciatore di Pechino a Parigi, e rovina tutto in due minuti. Confermando non solo l'opinione di molti in Occidente secondo cui la Cina non può mediare proprio niente in quanto stretta sodale della Russia, ma anche il fondatissimo sospetto che il lupo comunista perde il pelo ma non il vizio.
La frittata cinese il signor Lu Shaye l'ha fatta in un'intervista concessa a una televisione francese. L'ambasciatore ha detto, né più né meno, che la sovranità dei Paesi ex sovietici (e quindi, tra questi, l'Ucraina che ha ottenuto la sua indipendenza nel 1991, 32 anni fa) non è valida. E questo perché ma solo a suo dire «non esiste un accordo internazionale che confermi il loro status». Secondo Lu, inoltre, la Crimea che entro i confini dell'Ucraina indipendente si trovava da 23 anni quando nel 2014 fu occupata da truppe russe camuffate e subito dopo annessa da Mosca con un referendum illegale è storicamente parte della Russia e quindi a maggior ragione Kiev non potrebbe mai pretenderne la restituzione.
Da notare che: la Cina non figura tra quei pochi Paesi che riconoscono ufficialmente l'annessione della Crimea alla Russia, e dunque o Lu infrange la linea del suo stesso governo oppure è stato incaricato di infrangerla da Pechino. Uno dei cardini (almeno a parole) della dottrina internazionale della Cina è il rispetto dei confini di ogni Paese, il che fa gioco a Xi Jinping non solo per pretendere (a torto) che il resto del mondo consideri la delicata questione della sovranità di Taiwan un affare interno cinese, ma anche per proporsi come credibile mediatore per risolvere contenziosi internazionali, in primis quello russo-ucraino. Terzo, ma non meno importante: tra gli Stati ex sovietici figurano anche le Repubbliche baltiche di Lituania, Lettonia ed Estonia, che da quasi vent'anni hanno liberamente aderito all'Ue e alla Nato: se un domani la Russia ne pretendesse il «ritorno a casa», come si comporterebbe allora la Cina?
Insomma, un disastro o una gravissima provocazione. Sottolineato dalla «costernazione» espressa oltre che da un'infuriata Kiev - dal ministero degli Esteri francese.
Il Quai d'Orsay pretende un'immediata smentita ufficiale da parte di Pechino, anche perché nei giorni scorsi il presidente Macron si era sbilanciato in favore del ruolo mediatore della Cina. Iniziativa che si conferma assai peggio che improvvida.
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