Il lupo, l'"eroe" e l'idealista Tre vite senza redenzione

Il terrorista e l'uomo che l'ha bloccato hanno entrambi ucciso. E la vittima «lavorava» per loro

Il lupo, l'"eroe" e l'idealista Tre vite senza redenzione

Ci sono storie che esistono a malapena, in cui il frullar d'ali di una farfalla provoca valanghe e terremoti. I protagonisti sono tre giovani uomini: Usman Khan, 28 anni, il lupo solitario che venerdì a Londra ha accoltellato molte persone e ne ha uccise due, prima di essere fermato sul London Bridge dalla reazione civile di chi passava di lì e non è scappato come sbraitavano la prudenza, lo spirito di conservazione, i protocolli della polizia. James Ford, 42 anni, condannato a vita per avere ucciso una donna sedici anni fa e libero anche lui a causa di leggi secondo alcuni troppo blande, ma che grazie a questo privilegio forse immeritato ha contribuito a cambiare la storia di London Bridge. E Jack Merritt, 25 anni, coordinatore del progetto «Learning together» per il reinserimento dei detenuti appena liberati, quali Ousman e James, appunto.

Tutto inizia quando Ousman decide di partecipare all'evento di venerdì organizzato da «Learning Together» nella Fishmonger's Hall, non lontana dal London Bridge. Khan aveva chiesto di partecipare a questo incontro per «provare alle autorità, alla mia famiglia e alla società che non ho più le stesse opinioni di prima del mio arresto. Per provare che allora ero immaturo e ora sono molto più maturo e voglio vivere come un buon musulmano e un buon cittadino britannico», come si legge nella lettera diffusa da Itv News. Il lupo che provava a indossare la bianca pelliccia dell'agnellino. Khan era da un anno in libertà vigilata, dopo esser stato condannato per terrorismo nel 2012 per aver partecipato alla progettazione di una serie di attentati e aveva scontato soltanto otto dei sedici anni che gli erano stati affibbiati. Aveva un braccialetto elettronico, e ora in tanti attaccano, e tra questi c'è Boris Johnson, che figura in una lista di nomi scritti a mano - probabili obiettivi - trovata da chi ieri ha perquisito l'abitazione di Khan a Staffordshire, nel Nord dell'Inghilterra.

La vita di Khan si è incrociata proprio sull'estremo finale con un'altra esistenza maledetta, sul canovaccio scritto su un foglietto stropicciato da uno sceneggiatore pazzo. Quella di James Ford, un uomo di 42 anni condannato a vita nel 2004 per avere assassinato Amanda Champion, una donna di 21 anni ma con lo sviluppo intellettivo di 15, in libera uscita dopo scontato gli ultimi giorni della sua condanna all'HMP Standford Hill, una prigione nel Kent. Ford è uno di quei passanti che nei video concitati girati in quel primo pomeriggio di venerdì sul London Bridge affrontano Khan e lo disarmano e immobilizzano e chissà se ha avuto il tempo di pensare che quella fosse l'occasione del riscatto o se è stata soltanto la reazione di uno che da perdere ha meno di tanti altri.

Ad aver osservato Ford nel suo gesto di eroismo istintivo, nei filmati diffusi in rete, ci sono anche i parenti di Amanda, che nemmeno sapevano che il suo assassino, dopo essere stato imprigionato a vita, fosse libero, a fare chissà cosa nel centro di Londra, a decine di chilometri dal carcere in cui lo credevano al sicuro. Nessun perdono, nessuna redenzione da loro, solo il ghigno di chi assiste a una delle tante smazzate di carte del fato. «Quell'uomo - taglia corto Angela Cox, zia di Amanda - non è un eroe. È un assassino in libera uscita, circostanza di cui noi come famiglia non sapevamo nulla. L'ufficiale di collegamento di polizia mi ha chiamato dicendo che era in tv. Sono così arrabbiata. Lo hanno fatto uscire senza nemmeno dircelo. Non mi interessa quello che ha fatto oggi, è un assassino. È feccia. Amanda era mia nipote, lei era vulnerabile e lui le ha tolto la vita. Le persone non cambiano».

E poi c'è Merritt, ucciso dalla sua utopia. «Mio figlio Jack - ha scritto ieri il papà, gonfio di dignità - non avrebbe voluto che la sua morte fosse usata come pretesto per sentenze draconiane o per trattenere le persone in carcere senza necessità.

Riposa in pace Jack, eri una bella persona che stava a fianco dei perdenti».

Una favola triste da cui è meglio non trarre morali perché sarebbero buie come la notte più buia. Meglio, molto meglio, pensare che il destino sia un tipo piuttosto distratto.

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