Il lusso è assoluto solo per pochissimi (ma valgono il 37%)

Lo traina lo 0,1%. Il presidente Lunelli: "Elaborare strategie più personalizzate"

Il lusso è assoluto solo per pochissimi  (ma valgono il 37%)
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Qui ci sta seduto il meglio dell'industria del lusso. Loro sono quelli che hanno il privilegio di rivolgersi a clienti che non hanno bisogno di nulla ma sono in cerca di qualcosa. Non che sia semplice ingolosire quello 0,1 per cento della popolazione globale, l'apice della piramide. Eppure è su questa fascia di top tier, che sono ormai 900mila individui in tutto il mondo, che il lusso deve concentrarsi: perché con una spesa di oltre 50mila euro l'anno in beni e servizi di lusso, sono oggi i veri protagonisti del mercato.

Hanno incrementato la propria spesa arrivando a generare il 37% in valore. Livello che arriva a 360mila euro annui se si considerano anche categorie come ospitalità, design, vini e distillati, o a 500mila euro se si includono auto di lusso e il comparto benessere-longevità. I top tier sono soprattutto americani, seguiti da europei e cinesi. Ma i mercati da tenere d'occhio ora sono anche quelli indiani, indonesiani e thailandesi. E loro, il meglio dell'industria del lusso, ieri era riunito al Centro Congressi di via Romagnosi a Milano per "sezionare" lo stato di salute del settore e l'evoluzione del consumatore al convegno annuale di Altagamma Consumer & Retail Insight. Matteo Lunelli, imprenditore a capo di Cantine Ferrari e presidente di Altagamma, Luca Solca, managing director di Bernstein ad illustrare la ricerca sull'andamento dei consumi, come Filippo Bianchi e Guia Ricci di Boston Consulting Group, e poi la tavola rotonda moderata da Stefania Lazzaroni, direttrice generale di Altagamma, con Valeriano Antonioli, ceo Lungarno Collection e Portrait Hotels, Enrico Galliera, chief Marketing&commercial officer Ferrari, Luca Lisandroni, ceo Brunello Cucinelli e Nicolas Luchsinger, ceo Buccellati. Tutti concordi sul fatto che, per continuare a invogliare e "corteggiare" questa tipologia di cliente top spender sia indispensabile garantire sempre più qualità e personalizzazione che si tratti delle super auto con il cavalllino rampante o di un soggiorno in un hotel cinque stelle. Si va, quindi, verso un lusso sempre più assoluto. Perché "il profilo del cliente di alta gamma è in continua evoluzione e i brand sono chiamati ad elaborare strategie più personalizzate, coinvolgenti e mirate" ha spiegato Lunelli, avvertendo anche che le nuove sfide "dai dazi a quelle imposte da AI e tecnologie, devono essere affrontate a livello europeo. Solo così, soprattutto per quanto riguarda i dazi, si potrà avere voce forte nei confronti dell'alleato americano". "Mi è piaciuto quanto detto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella" ha aggiunto il presidente di Altagamma "che ha condannato il protezionismo che per altro può favorire anche le guerre. Guerre che oggi si sono già scatenate su più fronti. Come ha detto Mattarella solo le frontiere aperte possono essere strade di terra e mare su cui oltre alle merci, corre la pace".

La crisi economica e geopolitica e la minaccia dei dazi hanno portato il mercato a contrarsi: i clienti "aspirazionali" (consumatori che desiderano accedere a beni o servizi di lusso, anche se potrebbero non essere quelli con più potere d'acquisto) hanno smesso di spendere o comunque hanno deciso di spendere per "altro".

Un tempo rappresentavano il motore della crescita, pari al 61% del mercato e ora mostrano segnali di rallentamento. Il 35% che ha ridotto la spesa o l'ha orientata su altri tipi di prodotti che ritengono più "importanti": hanno quindi abbandonato abbigliamento e pelletteria e si sono spostati su wellness, seconda mano e device.

Quindi, ormai salgono i negozi monomarca, faticano quelli multimarca, specie se si tratta di abbigliamento.

E ci sono, ovviamente, i fenomeni di Zara o dei mass marketers online cinesi, come Shein o Temu, che potrebbero iniziare a commercializzare marchi più artigianali e ricercati di fascia media... Insomma c'è molto da reinventare e ridisegnare. Ma qui si dicono tutti pronti.

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