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"Draghi? Annientati a lavorare" Ma per Toninelli finisce male...

L'annuncio di un possibile incarico a Mario Draghi ha sconvolto il MoVimento. Toninelli rivendica di aver "perfino" lavorato e gli altri grillini puntano il dito contro Vito Crimi

"Draghi? Annientati a lavorare" Ma per Toninelli finisce male...

Dopo aver incontrato Roberto Fico e certificato il fallimento delle consultazioni, Sergio Mattarella si è presentato ai giornalisti spiegando che il passo successivo sarebbe stato il tentativo di costituzione di un governo di alto profilo, o tecnico per usare una parola che ha già accompagnato gli italiani nel recente passato. Per questo motivo, pochi minuti dopo il termine dell'incontro con i giornalisti, il Qurinale ha annunciato che quest'oggi alle 12 è stato convocato Mario Draghi per iniziare a ragionare sul conferimento dell'incarico. La decisione di Sergio Mattarella ha fatto esplodere il Movimento 5 Stelle che, sfrattato dalle poltrone che contano per manifesto fallimento, punta i piedi per avere un governo politico. Tra i più duri nelle loro reazioni a caldo c'è stato Danilo Toninelli, ex ministro alle Infrastrutture, le cui parole sono però state oggetto di scherno da parte del web. Ma non è una novità.

Che nessuno chieda a Danilo Toninelli di dare il suo voto al possibile nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi, perché il MoVimento non lo darà. D'altronde, Toninelli così come gli altri grillini, hanno "perfino" lavorato quando sono stati al governo per aiutare l'Italia. E forse proprio per questo grande sforzo profuso per il Paese, le parole di Sergio Mattarella di ieri hanno creato in loro un grande choc. Il capo dello Stato ha chiaramente fatto capire che i 5 Stelle al governo hanno fallito e che ora serve qualcuno di competente. "Si sono impuntati sulle loro poltrone, ci hanno mandato a sbattere", mormorano attraverso gli smartphone i parlamentari pentastellati, inveendo contro Vito Crimi, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. È Repubblica a rivelare questo retroscena sugli umori grillini dopo le parole di Mattarella.

Poi è arrivato Toninelli, che ha pubblicamente motivato l'ostruzione dei 5 Stelle al governo Draghi. "Non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi. Abbiamo fatto di tutto. Perfino annientarci negli uffici a lavorare pur di dare una mano a chi ne aveva bisogno. Questo per noi è stato governare l’Italia", ha esordito nel suo lungo post il senatore del MoVimento. Queste prime righe sono da ieri al centro di una calda discussione sui social. Il motivo? La rivendicazione di Danilo Toninelli di aver trascorso il tempo del suo mandato a lavorare. "Danilo Toninelli, Oscar per la dichiarazione più bella di questa bellissima crisi", scrive Pietro Salvatori, giornalista dell'Huffington Post. Gli fa eco Luciano Capone, firma de Il Foglio: "Toninelli boccia l'ipotesi Draghi e spiega che in questi anni ha fatto di tutto, perfino lavorare". Caustico anche il giornalista Roberto Renga: "Provo grande affetto per Toninelli che, una volta ministro, ha addirittura lavorato e non si è ancora ripreso".

Ma sono tanti anche i tweet che in queste ore affollano la rete, pensieri di utenti sconcertati dalle ardite motivazioni di Toninelli per giustificare il non voto a Draghi. "Mi ricorda il conte Mascetti: 'Perfino le tasse vogliono da me!'", scrive Guido Vitiello. "Il nostro piccolo angelo costretto a lavorare. Pray for him", scrive un altro. "Povera stellina senza cielo. Toninelli si è messo addirittura a lavorare pur di aiutare il suo Paese, che gli dà lo stipendio", "Che imbarazzo Toninelli, che imbarazzo", si legge ancora scorrendo i tweet. D'altronde, Danilo Toninelli è quello che nell'agosto del 2018, nell'Italia dilaniata per il crollo del ponte Morandi e in stallo per la situazione della nave Diciotti, era "fisso al telefono" a seguire "ogni cosa". Ma in vacanza. Al mare. Ed era "perfino" ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ça va sans dire.

Oggi si terrà l'assemblea del MoVimento e sarà sicuramente molto movimentata, per usare un gioco di parole. Il giochino rischia di esplodere tra le mani di Vito Crimi e Luigi Di Maio. Alessandro Di Battista è pronto alla finestra e ha già espresso la sua opinione in tempi non sospetti. Era il 30 agosto quando su TPI definiva Draghi come "l'apostolo delle élite". Sono tanti i grillini che ora potrebbero abbandonare la schiera governista guidata da Di Maio per avvicinarsi a quella più dura e pura di Di Battista. "Perfino" Danilo Toninelli.

Con il rischio concreto di vedere il Movimento 5 Stelle andare in rovina.

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