Elezioni Amministrative 2021

"Il M5s è diventato una sottocartella". La fuga di Conte dalle urne

Non solo i sondaggi e le liti certificano il flop di Conte. Anche la fuga dal confronto elettorale alle amministrative di ottobre è sintomo di un partito allo sbando

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Cinque anni fa era tutta un'altra storia, un altro Movimento 5 Stelle. Oggi, a meno di un mese dalle elezioni amministrative, gli scontri, le divisioni e i sondaggi certificano la crisi stagnante in cui è sprofondato il partito fondato da Beppe Grillo. "Andatevi a vedere il numero delle liste...", suggerisce una fonte. Ieri, a mezzogiorno, sono scaduti i termini per presentarle e i Cinque Stelle risultano i grandi assenti all'imminente tornata elettorale. È la rappresentazione plastica di Giuseppe Conte. Nel 2016 furono presentate ben 251 liste in altrettanti Comuni, di cui diciotto capoluoghi. Erano i tempi in cui i grillini correvano da soli, mettendoci ovunque la faccia, e riuscivano pure a strappare città importanti come Roma e Torino. Oggi, complice anche la malagestione dei sindaci pentastellati uscenti, di quei trionfalismi resta ben poco: a parte i discussi apparentamenti di Bologna e Napoli, dove il simbolo finisce annacquato in coalizioni di centrosinistra, negli altri Comuni rischiano di perdere ancor prima di scendere in campo.

Di chi sia la colpa della rovinosa caduta del Movimento 5 Stelle, che solo cinque anni fa sfottevano gli avversari di star "lentamente scomparendo", è difficile dirlo. "Il risultato di questo voto non potrà essere significativo per il Movimento, visto che il nuovo corso non ha ancora potuto dispiegare i suoi effetti - si schermiva Conte nei giorni scorsi - quindi non potrà essere questo un banco di prova". Certo, però, è che sono passati dalle vittorie di Virginia Raggi e Chiara Appendino, anticamera dell'exploit alle elezioni politiche del 2018 che portarono lo stesso Conte a Palazzo Chigi, al rischio concretissimo di un cappotto senza precedenti. "Quest'anno hanno presentato pochissime liste - ci spiega una nostra fonte - solo cinque anni fa, a fronte di 251 liste, furono candidate 7mila persone". L'assenza che pesa di più è ovviamente Roma. Qui, dopo la tragicomica fuga dal seggio di Primavalle, dove nel 2018 Emanuela Del Re aveva incassato il 34% delle preferenze sbaragliando sia il centrodestra sia il centrosinistra, bisogna constatare il "divorzio" con la sindaca uscente. Dopo aver deciso di correre con una lista (civica) tutta sua, sostenuta da una sfilza di altre liste tra cui anche quella del movimento, la Raggi ha fatto sparire il logo con le cinque stelle gialle da tutte le sue pagine.

Per la Raggi le chance di bissare la vittoria del 2016 sono piuttosto scarne. Qualora dovesse anche farcela, Conte non toccherà palla al momento di formare la Giunta. "Vincendo da 'indipendente', Virginia non avrà alcun obbligo nei confronti del movimento", ci fa notare un ex grillino. Nella Capitale questo particolare non è certo passato sotto traccia. Anzi, sta creando non pochi problemi. "Solitamente delle liste di appoggio passano in pochissimi - continua la nostra fonte - entreranno le persone piazzate dalla Raggi nella lista principale, mentre gli eletti pentastellati saranno pochissimi. Politicamente, questa rottura è molto rilevante - conclude - Virginia ha scelto di non candidarsi con il movimento ma di renderlo una sottocartella".

Conte non ha problemi solo nella Capitale. Se la Raggi gli ha voltato le spalle, a Torino, per esempio, la Appendino non si è nemmeno voluta ricandidare. E che dire di Napoli dove il M5s sarà disperso in mezzo a un'accozzaglia di tredici liste a sostegno di Gaetano Manfredi? Dovrà addirittura fare i conti con il suo ex capogruppo, Matteo Brambilla, che dopo essere stato candidato sindaco se ne è andato sbattendo la porta e si è ripresentato per i fatti propri con la lista "Napoli in movimento. No alleanze". Anche a Bologna, seppur con meno drammi, i Cinque Stelle hanno preferito non metterci la faccia e sostenere, insieme ad altre sei liste, Matteo Lepore. In entrambi i capoluoghi, come già sottolineato per Roma, il rischio è che, anche in caso di vittoria, i grillini finiscano per non toccare palla o comunque per doversi accontentare.

A conti fatti è solo a Milano che Conte e i suoi metteranno la faccia (anche perché Beppe Sala ha rifiutato qualsiasi tipo di avance). Il resto è la cronaca di un fuggi fuggi generalizzato. Anche il fatto che non si riesca a sapere il numero preciso delle liste presentate la dice lunga. "Sicuramente è un dato che gli hanno chiesto in tanti...", ci fa sapere un parlamentare. "L'ho chiesto anche io ma non me lo hanno voluto dare. Mi hanno detto che lo pubblicheranno". I telefoni dei big grillini continuano a squillare. "In tantissimi Comuni, dove i consiglieri avevano già pronta la lista da consegnare - ci rivelano - sono stati chiamati dal parlamentare di turno, incaricato da Conte, che invece aveva preparato un'altra lista".

Un'imposizione piovuta dall'alto che non è stata presa affatto bene, tanto che molti malpancisti hanno iniziato a sentirsi con Francesca De Vito che nei giorni scorsi ha battezzato Partecipazione attiva per "raccogliere le ceneri del M5s delle origini".

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