Il Movimento Cinque Stelle in questo momento si concentra sulla partita di governo. Ma la legislatura che non decolla di fatto ha alcuni effetti collaterali. Il primo punto fondamentale riguarda il tetto dei due mandati per ricandidarsi, il secondo punto invece riguarda la rendicontazione dei rimborsi dei nuovi parlamentari come di regola per i grillini. Per quanto riguarda la prima questione sia Di Maio che lo stesso Beppe Grillo hanno lasciato intendere che si va verso una deroga: i parlamentari che sono stati candidati alle elezioni del 4 marzo verranno riconfermati nelle liste in caso di ritorno alle urne a breve. Insomma uno dei pilastri delle regole grilline cade subito. Ma il secondo punto, quello che riguarda i rimborsi agita e non poco la truppa parlamentare grillina. I deputati e i senatori pentastellati hanno già incassato il primo stipendio da 15mial euro. Nessuno però finora ha restituito una parte dell'"incasso" e i soldi sono finiti interamente nei conti correnti. Il motivo? A quanto pare, secondo quanto rivelato da alcuni parlamentari grillini, i vertici grillini hanno scelto di praticare un rimborso forfettario dopo lo scandalo "rimborsopoli" che ha agitato le ultime settimane della campagna elettorale prima del 4 marzo.
E così Luigi Di Maio nel corso dell'ultimo incontro con i parlamentari in assemblea, lo scorso 9 marzo al Parco dei Principi di Roma, ha annunciato il cambiamento di rotta senza però fornire ulteriori dettagli. E in attesa di indicazioni i parlamentari si tengono lo stipendio. "Noi aspettiamo. E appena avremo le nuove regole, le rispetteremo tutti", avrebbero detto alcuni parlamentari grillini. Tra le varie ipotesi sul campo c'è ad esempio quella di creare un conto corrente interno per poi destinare le somme versate ad esempio al Fondo delle piccole e medie imprese.
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