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"Letta è l'ultima spiaggia...?": tutte le ricadute sul Pd e sui 5s

Mentre il Pd sembra aver trovato la quadra sul nome di Enrico Letta come nuovo segretario, il M5S si interroga sul futuro della coalizione giallorossa

"Letta è l'ultima spiaggia...?": tutte le ricadute sul Pd e sui 5s

Mentre il Pd sembra aver trovato la quadra sul nome di Enrico Letta come nuovo segretario, il M5S si interroga sul futuro della coalizione giallorossa e cerca una nuova identità in vista di capire che ruolo avrà Giuseppe Conte nel futuro dei grillini.

"Oggi sono qui. Francamente lunedì scorso non avrei immaginato che oggi sarei stato qui ad annunciare la mia candidatura alla guida del Partito democratico quel partito che ho contribuito a fondare e che oggi vive una crisi profonda. Lo faccio per amore della politica e per passione per i valori democratici", ha detto l'ex premier dem in un video postato su Twitter in cui annuncia la sua candidatura alla segreteria del partito. "Voglio ringraziare Nicola Zingaretti. Mi lega a lui profonda amicizia e grande sintonia", ha aggiunto Letta che, nel corso dell'assemblea nazionale di domenica, aprirà "un dibattito in tutti i circoli". "Chiedo alle democratiche e ai democratici nelle prossime due settimane di discutere, nelle modalità in cui questo oggi è possibile. Poi faremo insieme sintesi e troveremo le idee migliori per andare avanti, insieme", ha concluso il segretario in pectore.

#iocisonoPD pic.twitter.com/IBWyXcaw5h

Il cambio al vertice del Pd comporta una riflessione anche all'interno del mondo grillino. “In questo momento è bene occuparsi del M5S e della sua rifondazione. Conte si è detto disponibile a prendersi questo incarico ed è evidente che per farlo gli servano le facoltà del capo politico. Dopo di che ragioneremo insieme sulle prossime elezioni, a partire da quelle locali”, spiega a ilGiornale.it il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano. In autunno, infatti, si voterà a Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma. Ed è proprio nella Capitale che l'intesa tra Pd e M5S è più difficile da concretizzare, visto e considerato che i grillini intendono puntare di nuovo sul sindaco uscente, Virginia Raggi. “Credo che, in questa fase, noi dovremmo presentarci con la coalizione Pd-M5S-LeU, ma al momento c'è grande sia nel Movimento sia nel Pd”, ci dice Sergio Battelli, presidente della commissione Affari Europei. Di Stefano, invece, è convinto che il futuro dell'alleanza non dipenda dal segretario uscente: “Zingaretti è stato sicuramente in grado di interpretare al meglio questa prospettiva comune ma chiaramente un progetto così ambizioso non può dipendere da singoli individui”. Ma, tra i parlamentari grillini, aleggia un dubbio: “Se Letta non prende il posto di Zingaretti, siamo così sicui che l'alleanza giallorossa regga?”. I più catastrofici si chiedono: “Letta non sarà davvero la nostra ultima spiaggia? Senza il Pd, che fine facciamo?”.

Per i grillini, infatti, adesso è prioritaro il rilancio del M5S. “In queste settimane, il MoVimento 5 Stelle sta finalmente compiendo quell’evoluzione che con il think tank Parole Guerriere chiediamo da tempo”, ci fa notare Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. Perno di questa evoluzione è l'ex premier, chiamato da Beppe Grillo a dettare la linea del nuovo partito. “Il M5S di Conte sarà più organizzato e più moderato e cercherà sicuramente di rubare voti al Pd”, ci confermano. “Ora ci occuperemo della transizione ecologica, il Recovery Plan che saranno il core della nuova era del M5S che conterrà il 2050 sul simbolo. Vogliamo dare una prospettiva a lungo termine e non da qui a due anni”, spiega Battelli, sicuro che il futuro sarà più radioso del presente. “Viviamo nell'epoca della transizione ecologica e vogliamo indirizzarla al meglio per lasciare un'Italia migliore”, gli fa eco il sottosegretario Di Stefano che smentisce l'intenzione dei grillini di attuare questo cambiamento con l'unico scopo di “rubare” i voti al Pd. “Rubare – chiarisce - lascia intendere che gli elettori non siano in grado di comprendere cosa e perché votano, non è così, noi cercheremo i voti di chi si riconosce in quei riferimenti che ho appena indicato”. Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, la strategia di Conte, secondo un grillino che ci chiede di mantenere l'anonimato, è chiara: “Rocco Casalino parla a nome di Conte, il quale lavora con i piedi in due staffe: uno nel M5S e uno a sinistra per prosciugare il bacino elettorale dei dem”.

Una strategia che appare inevitabile se, come sembra, il fronte destro del grillismo sembra volerlo occupare Davide Casaleggio che, ieri, ha presentato il suo manifesto “ControVento”."Dobbiamo iniziare a discutere su cosa ci tiene assieme. Il metodo è quello che ci ha tenuto assieme negli ultimi 10 anni ed è quello che ci può tenere uniti nei prossimo decennio.

E ci piacerebbe dire in Rousseau facciamo così", ha puntualizzato il presidente dell'associazione Rousseau, lasciando intendere che ormai è vicina la separazione tra due mondi che sembrano sempre più antitetici.

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