Dalle parti di Palazzo Chigi, e in genere dalle stanze dove lavorano teste d'uovo e strateghi del Movimento grillino, non hanno preso bene le stime offerte da Banca d'Italia sull'andamento della nostra economia. Gli indicatori congiunturali - secondo i tecnici di via Nazionale - suggeriscono l'ipotesi di recessione. Con una crescita per l'anno appena iniziato dello 0,6%, contro la stima superiore all'1% sulla cui misura il Ministero dell'Economia aveva confezionato la prima Legge di Bilancio giallo-verde. Il premier Conte getta acqua sul fuoco. E lo fa per smentire l'idea, circolata negli ultimi giorni, di una manovra bis. «Siamo agli inizi di gennaio, non sono ancora partite le nostre misure - dice -. Mi sembra presto per ragionare di correzioni in corsa». Dal palco dove si inaugurava l'investitura di Matera a capitale europea della cultura il premier aggiunge: «Noi le congiunture economiche non favorevoli le preveniamo come abbiamo dimostrato o le ereditiamo ma non passivamente». L'alibi ricorrente è quello di un peggioramento delle condizioni congiunturali maggiore rispetto alle stime di crescita. Lo spiega bene il viceministro Lorenzo Fioramonti (M5S). «La stima dell'1,5% a metà del 2018 era ragionevole, così come la revisione all'1% in autunno - spiega il vice di Bussetti all'Istruzione - Ma anche fosse confermato lo 0,6% il reddito di cittadinanza si dimostrerebbe una misura necessaria perché espansiva dal punto di vista della domanda aggregata». I fattori che potrebbero spingere verso la recessione, aggiunge Laura Castelli, sottosegretario al Ministero dell'Economia, semmai vengono dall'esterno. «Avevamo ragione a negoziare con la Commissione europea una manovra espansiva - spiega - perché è in atto un rallentamento dell'economia europea».
I Cinquestelle, però, devono affrontare un doppio attacco. Oltre alle critiche piovute dopo la pubblicazione delle stime di Palazzo Koch, ecco i rilievi avanzati anche da Confindustria per bocca del suo presidente Vincenzo Boccia. Da «uomo del Sud», il leader degli industriali ha sottolineato numerosi difetti nel Reddito di cittadinanza. «Dovrebbe diventare - commenta l'imprenditore - un ponte verso il lavoro. Ma non mi sembra che si vada su questa strada». «Da uomo del Nord - replica il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni ospite di Maria Latella su Sky Tg24 - osservo che se Confindustria si mette a fare politica, allora le società di Stato e le partecipate dovranno smettere di finanziarla con le decine di milioni di euro». Siamo già al ricatto politico e alla minaccia tutt'altro che velata. E per spezzare l'assedio di critiche il vicepremier Di Maio tenta anche l'azzardo del parallelo storico. «Sono sicuro che Pci e Msi - ha detto nel corso di una diretta Facebook - avrebbero sostenuto il reddito di cittadinanza. E invece i loro infelici eredi sono qui a tifare per lo spread e per Confindustria». Immediata la replica della figlia di Giorgio Almirante, Giuliana De Medici. «Di Maio non può sfruttare il riferimento al Movimento sociale e ad Almirante per tornaconto politico dopo aver negato una piazza a mio padre».
«Ai grillini che si dicono colpiti dalla nostra contrarietà perché la destra sociale dovrebbe essere vicino agli ultimi - le fa eco Giorgia Meloni (Fdi) -, devo segnalare che per noi non sono gli ultimi di questa società i nomadi, gli immigrati, i nullafacenti, gli abusivi, tutta gente che prenderà il reddito di cittadinanza». «Di Maio si sciacqui la bocca», conclude il capogruppo Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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