Macché auto ecologiche. Le case spingono l'elettrico per non pagare le multe

Dal 2025 si abbassa la soglia di emissioni medie tollerate per la produzione complessiva. Per evitare la stangata, va alzata la quota di veicoli non inquinanti. Che è già in calo

Macché auto ecologiche. Le case spingono l'elettrico per non pagare le multe

Il 2025 per l'automotive europeo potrebbe essere l'anno della chiarezza, se non della svolta, grazie all'inasprimento delle multe da parte della Commissione Europea.

Antefatto. Cinque anni fa il Regolamento UE 2019/631 stabiliva, dopo lunghe trattative seguite agli accordi di Parigi sul clima, che dal 2020 le case auto sarebbero state multate se le vendite complessive delle loro vetture avessero superato il limite medio di 116 gr/km di CO2 erano 95 se calcolati col sistema di omologazione precedente, NECD, più tollerante di quello che nel frattempo l'aveva sostituito, il WLTP che misura le emissioni reali su strada. Fatta la media di tutte le auto immatricolate nell'anno, scatta una multa di 95 euro per ogni grammo eccedente il limite moltiplicati per ogni auto venduta. In soldoni, un grammo per chi vende un milione di auto fa una multa di 95 milioni. Il secondo grammo? Altri 95 milioni. Un limite che non è uguale per tutti però, poiché durante le negoziazioni i costruttori tedeschi avevano affermato il principio della virtuosità relativa, ossia: io casa tedesca vendo auto medio-grandi col motore più potente ed emissioni elevate, diciamo intorno a 180 gr/km, e non riesco a stare dentro il limite imposto. Invece un'altra, magari francese o italiana, che vende auto medio-piccole le cui emissioni sono inferiori, diciamo intorno a 130 gr/km, si troverà più vicino al traguardo. Non è giusto che abbiamo tutti lo stesso limite. Insomma, la salvaguardia del clima da esigenza della natura (vendere auto a basse emissioni) divenne un certame sportivo (vediamo chi è più bravo ad abbassare le «sue» emissioni) dove giustamente si compete tra pari, come nella boxe maschile quella femminile è diversa, come abbiamo appreso recentemente.

Così dal 2020 sono arrivate le multe, non troppo dolorose in verità, grazie a una serie di agevolazioni nei calcoli ma solo nei primi anni e soprattutto grazie alle auto elettriche, che saranno state pure poche e in perdita ma sufficienti ad abbassare la media e avvicinarsi o rientrare nel limite. Un recente studio di Dataforce, società di analisi dei dati di mercato, ha stimato che la proiezione delle vendite dell'anno in corso posiziona quasi tutti i costruttori fuori dall'area multe, salvo Volkswagen, per cui sono previste multe per 284 milioni, Renault-Nissan 71 milioni, Ford 26, Suzuki 134 e Mazda 52. Per non pagare, le case possono acquistare crediti, a una cifra inferiore, da chi è stato invece molto virtuoso: Tesla e Geely su tutti, ma anche BMW.

Questa è la ragione per cui le case chiedono ai governi di incentivare coi soldi dei contribuenti l'acquisto di auto a pile, dichiarando che ormai la loro strada è quella e quella soltanto, nel nome della transizione energetica. Questo, nonostante abbiano capito da un pezzo che i consumatori non ne vogliono sapere di passare in massa alla trazione elettrica e che dunque il divieto previsto per il 2035 salterà, tanto che tutti stanno fermando gli investimenti previsti. Ma non possono dichiararlo, poiché a quel punto nessun governo terrebbe aperto il borsellino.

Dal 2025 l'affare si complica, perché i limiti vengono abbassati da 116 a 94 gr/km e le agevolazioni sono ormai finite. Per schivare le multe si dovrebbe vendere una quota di auto elettriche troppo superiore a quella che il mercato potrà assorbire, visto che già quest'anno sta calando. Sempre Dataforce indica che la media delle emissioni 2024 vs 2023 è in aumento, non in diminuzione, per Stellantis, Renault-Nissan, Hyundai e Ford. Niente che non si possa compensare acquistando un po' di crediti, ma il quadro per l'anno prossimo è un thrilling. DataForce ha elaborato delle stime di mix per ciascun costruttore per schivare le multe. Il gruppo Volkswagen, che quest'anno potrebbe cavarsela con un mix di vendite fatto da 10% di elettriche e 6% di ibride plug-in, dovrebbe più che raddoppiare a 25 e 11% rispettivamente. Stesso discorso per Stellantis: se nel 2024 basteranno un 9% di elettriche e 4% di plug-in, il prossimo deve puntare a 18 e 8%. Non dissimile la situazione di Ford: nel 2024 sta a 5% di elettriche e 9% di plug-in, ma nel 2025 dovrà superare il 23 e l'11% rispettivamente. Anche Toyota ha una strada in salita ma su quote molto inferiori, grazie al suo mix fatto per tre quarti di ibride non alla spina. Stanno assai meglio i due gruppi tedeschi premium, Daimler e BMW. Il primo viaggia con un mix di 18% elettriche e 22% plug-in e deve puntare a 24 e 27%. Il secondo deve passare da 19% elettriche e 14% plug-in a 24 e 20%. Non sono target irraggiungibili.

Insomma, l'asticella si alza e pure di tanto, nel momento esatto in cui il mercato appare plafonato. Chi ha voluto provare la scossa l'ha fatto e certamente altri lo faranno, ma non nelle quantità che le case avevano previsto su consiglio di consulenti ben pagati, il cui errore è stato considerare che tutti gli automobilisti fossero prima o poi disposti a passare all'elettrico, costruendo su quelli le loro curve di adozione/penetrazione. Come se chi vende occhiali calcolasse anche chi ci vede bene. Ora scoprono che la torta è ben più piccola.

Che succederà? Innanzitutto, verrà a galla che sono le multe di oggi e non il divieto del 2035 a guidare le strategie industriali e commerciali. Poi ciascuno muoverà le sue pedine. Pomperanno a suon di sconti e km zero le elettriche nel canale delle concessionarie, usandole al solito come polmone finanziario e fingendo di non ricordare che solo un anno fa dicevano loro che ormai non servono più, che il personale sarebbe stato trasformato in un esercito di agenti. Le plug-in invece saranno offerte alle flotte, magari con qualche protezione sul valore residuo visto che nemmeno come usato hanno proprio la fila di compratori. Queste mosse costano molti soldi e comunque non portano fino a dama.

Pertanto, dovranno calare anche l'asso: centrare il mix medio di emissioni vendendo meno auto termiche e a prezzi che garantiscano quel margine necessario a far respirare un po' i bilanci. Ciò implicherà ulteriori ridimensionamenti nella forza lavoro? E sia: la coperta è corta. Che ci pensino i cinesi ad aprire stabilimenti e assumere manodopera.

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