Onorevole Giorgio Mulè, lei in questa fase di tempesta politica ha ingaggiato un vero e proprio duello verbale con Giovanni Toti. È tra quelli che teme una eclissi di Forza Italia?
«Più che a una eclissi paragonerei l'operazione di Toti a un buco nero, può anche generare una attrazione molto forte, ma fa disastri perché mangia la materia. Di sicuro Toti non genererà un Big Bang nel campo dei moderati».
Quale prospettiva prevede per il movimento del governatore?
«Io che sono stato eletto orgogliosamente in Liguria immagino che possa avere un'affermazione in quella Regione, ma oltre La Spezia vedo alcuna prospettiva. Nel suo giro d'Italia e nelle persone che intende coinvolgere tutto vedo fuorché il nuovo. L'unica ambizione concreta che individuo è fare nuovamente il candidato in Liguria».
Toti ha fatto una battaglia per arrivare alle primarie aperte.
«Toti ha detto di voler fare una rivoluzione dal basso ma la voleva controllare dall'alto. Una rivoluzione poi per fare cosa? Il suo progetto ha un respiro corto, sincopato, somiglia a un balbettio o a un ruttino».
Forza Italia deve fare i conti anche con il malumore di Mara Carfagna.
«Mara è una stella del firmamento di Forza Italia, ma senza un progetto capace di unire resterebbe incagliata nelle secche della politica. Io credo che un aspetto debba essere messo in chiaro: non puoi mettere il sole in una teca, perché se lo fai ti accorgerai che è ancora capace di scatenare tempeste solari».
Giuliano Ferrara pensa che la contendibilità di Forza Italia sia una boiata pazzesca.
«Io penso che Forza Italia abbia una catena del Dna fondata su Silvio Berlusconi. Non puoi cambiare la catena del Dna, altrimenti provochi disastri. Forza Italia ha l'unico leader che ha superato il corso dello secolo, Renzi è durato una legislatura, Fini mezza, Prodi una. Bisogna avere l'umiltà di riconoscere che ha un carattere genetico che gli altri non hanno e non hanno mai avuto e partire da quella leadership per unire, non per dividere».
Rispetto al passato però c'è un Salvini che viaggia sulle percentuali dei tempi belli di Forza Italia.
«Accadde lo stesso anche con Renzi. Salvini è bravissimo, ma governa attraverso la regola del compromesso quotidiano con i Cinquestelle, su una politica estera inesistente o contraddittoria, su una flat tax di cui finora c'è solo la f, su contenuti che fanno fatica ad andare oltre i 140 caratteri. Finora siamo davanti alla rivoluzione russa, nel senso che la rivoluzione dorme pesantemente nel suo letto e tutto è fermo».
Forza Italia vive una crisi di identità?
«No, ma deve uscire dall'equivoco che si possa essere moderati in una fase storica che ti obbliga a toni e atti estremi. Finora siamo stati troppo signori verso gli amici del centrodestra perché in qualche modo schiavi del nostro senso di responsabilità. In un Parlamento in cui non si vola alto ma si striscia, la qualità dei nostri parlamentari è straordinaria.
Ora dobbiamo riappropriarci dei nostri temi e andare sui territori a convincere chi non ci vota più o si è rifugiato nell'astensione. L'importante è non rassegnarsi a essere il partito delle beghe e delle microcomunità che si fanno la guerra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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