Da Oslo, nella sala solenne del Premio Nobel per la Pace, la vincitrice dell'edizione 2025 María Corina Machado ha pronunciato ieri un discorso che è insieme un manifesto politico e una visione concreta del futuro possibile del suo Venezuela. "Voglio parlare al popolo norvegese, al popolo europeo e ai venezuelani. Voglio rivolgermi ai cittadini del mondo per assicurarvi che sono profondamente convinta che il Venezuela sarà libero", ha detto. "Trasformeremo il nostro Paese in un faro di speranza, un'opportunità per la democrazia. Accoglieremo non solo i venezuelani costretti a fuggire, ma anche chi, da ogni parte del mondo, troverà rifugio in una nazione che un tempo offriva opportunità e libertà".
Machado ha definito il riconoscimento "un premio per tutti i venezuelani", ricordando che "per avere pace serve la democrazia, ma non c'è democrazia senza libertà. E la libertà nasce da decisioni individuali, consapevoli. È dalla somma di queste scelte che si crea il coraggio di difenderla. Per questo sono convinta che la pace, in ultima istanza, sia un atto d'amore: per il Paese, per la libertà, per i figli". María Corina come la chiamano in Venezuela ha poi denunciato che Maduro ha trasformato il Paese "nel principale hub criminale delle Americhe". "Dobbiamo tagliare i flussi di denaro che alimentano la repressione. Una volta indebolita, il regime crolla: gli resta solo la violenza". Emozionata, ha raccontato il ricongiungimento con i figli poche ore dopo il suo arrivo a Oslo ("abbiamo avuto l'aiuto del governo americano per venire qui"), ieri all'alba: "Li ho abbracciati tutti e tre insieme. È stato uno dei momenti spirituali più intensi della mia vita. Porto questo premio a loro e ai milioni di genitori venezuelani che non possono abbracciare i propri figli". La leader ha chiuso con l'impegno di tornare in Venezuela per aiutare a "mettere fine alla tirannia" e trasformarlo in "un Paese democratico, tecnologico ed energetico all'avanguardia delle Americhe".
Nella diaspora venezuelana oltre 8 milioni di persone la sua apparizione in Europa ieri ha inviato tre segnali inequivocabili. Il primo: nonostante le persecuzioni, l'opposizione conserva una figura capace di mobilitare la voglia di libertà.
Il secondo: il chavismo, che dal 2004 tenta di cancellarla politicamente, si ritrova ancora una volta davanti la sua oppositrice più temuta, ora dotata di una cassa di risonanza globale come il Nobel per la Pace. Il terzo: la crisi venezuelana è tornata, fragorosa, nel cuore dell'Europa.