Uccide la figlia disabile strangolandola con una corda in casa, a Corleone, nel Palermitano, e poi si toglie la vita. Gli ultimi tempi per Lucia Pecoraro, 78 anni, erano stati tanto pesanti, i più difficili di tutta una vita che l'aveva messa molto alla prova. Otto mesi fa, infatti, Lucia aveva perso il marito, Salvatore Milone, ex infermiere all'ospedale dei Bianchi, che aveva combattuto contro un male incurabile, e si era ritrovata da sola, senza più il supporto fisico e psicologico del consorte, a gestire la figlia con autismo, Giuseppina, 48 anni, che da qualche tempo aveva pure difficoltà a deambulare a seguito di un incidente. Il tremendo pensiero, inoltre, di cosa ne sarebbe stato di Giuseppina dopo la sua morte, avrà aggravato l'enorme peso che la donna portava dentro di sé.
Ieri Lucia ha deposto le armi. Ha dovuto scegliere non solo per lei, ma anche per la figlia, consapevole com'era di quanto fosse inscindibile la loro esistenza: Lucia non se ne sarebbe potuta andare lasciando al mondo da sola Giuseppina, né avrebbe retto se avesse tolto la vita solo a lei. Così si è chiusa in casa, nel centro storico di Corleone, ha preso una corda e l'ha stretta attorno al collo della figlia. Poi ha legato la corda alla ringhiera dentro casa e si è impiccata al secondo piano. Una vicina, sentendo rumori sospetti provenire dall'abitazione, ha chiamato i nipoti. Questi, visto che Lucia non rispondeva, hanno allertato i pompieri che hanno forzato l'ingresso trovandosi dinanzi al triste epilogo di una solitudine travestita da forza, della paura per il domani camuffata da vigore, di giorni che si susseguivano tutti uguali e si prospettavano sempre più grigi.
"Siamo sconvolti - commenta il sindaco Walter Rà -. La famiglia Milone era conosciuta da tutti, persone buone". Qualche vicino ricorda ancora con commozione Salvatore, Lucia e Giuseppina che uscivano insieme per fare una passeggiata. "Subito dopo la morte del marito aggiunge il sindaco - i Servizi sociali del Comune si erano attivati per intraprendere un percorso di assistenza e la signora era ben seguita dai familiari. Così si era concordato un percorso graduale". Eppure Lucia non ha retto. La legge che prevede un aiuto alle famiglie con figli con disabilità gravi viene in genere disattesa. "È una legge perfetta commenta Antonio Costanza, presidente Anffas Sicilia (Associazione nazionale Familiari di Persone con Disabilità intellettive e Disturbi del neurosviluppo), ma non la si applica. Un conto è la sensibilità e la vicinanza alle famiglie che hanno figli con disabilità, un conto è l'esigibilità dei diritti di queste famiglie, e in Sicilia bisogna ancora lavorare perché sia attuata la legge sul Dopo di Noi detta anche del Durante e Dopo di Noi.
L'attuazione del Dopo di noi avrebbe consentito di individuare i bisogni della famiglia, dando la possibilità di sperimentare un percorso che consentisse la programmazione di una vita autonoma per la figlia con disabilità grave". Le famiglie, in pratica, vedono giorno per giorno il proprio familiare divenire più autonomo, rasserenandosi per un futuro in propria assenza.