Milano - Già dopo una decina di giorni che, in seguito a due denunce per maltrattamenti, i carabinieri della stazione di Greco Milanese stavano investigando sull'asilo Baby World alla Bicocca attraverso telecamere e cimici, capiscono che la titolare della struttura privata per bambini dai 10 mesi ai 3 anni di età di viale Sarca 187, oltre ai suoi violenti metodi educativi, ha altri problemi: fa uso infatti di sostanze stupefacenti. Da una intercettazione telefonica avvenuta quindi circa un mese prima degli arresti, un sabato pomeriggio emerge che la 34enne Milena Ceres si sta mettendo in contatto con il suo fornitore personale di hashish. Così, una volta passata dal nido (che il fine settimana resta chiuso) per sbrigare alcune faccende, lei e il convivente Enrico Piroddi si avviano verso la zona Maciachini dove la donna fa i suoi «acquisti». A quel punto i militari che l'hanno pedinata la fermano e dietro loro richiesta l'educatrice tira fuori i 10 grammi di «fumo» che ha appena comprato e che in quel momento tiene in tasca, ammettendo di farne uso esclusivamente personale insieme al convivente.
Gli investigatori prendono le sue generalità e non si limitano a segnalarla alla prefettura, ma naturalmente anche all'autorità giudiziaria, visto che la donna è sotto inchiesta per un'accusa di maltrattamenti a minori formulata da due educatrici che hanno lavorato con lei.
«Abbiamo osservato che è vero che l'hashish tranquillizza chi ne fa uso - spiegano gli inquirenti -, tuttavia è pur altrettanto vero che prima di poterlo fumare e quindi sentirsi placati, può creare proprio quegli stati di quasi schizofrenia a cui andava soggetta la giovane donna nei suoi rapporti con i bambini, quando urlava contro i piccoli, li schiaffeggiava, li mordeva, tirava loro le orecchie arrivando addirittura a morderli o a farle gridare frasi sconnesse come Smettila o mi sale il crimine».
Volendo già in quel momento, e con le prove documentarie costituite dalle immagini delle telecamere dei «sistemi educativi» messi in pratica della signorina Ceres, si sarebbe potuto procedere contro di lei. Non è affatto normale, non deve succedere che la titolare di un asilo nido sia una assuntrice di hashish, soprattutto se è poi viene scoperta in flagranza mentre acquista la sostanza e lei stessa ammette di farne uso. I maltrattamenti e questa scoperta dell'uso di stupefacenti erano più che sufficienti per la magistratura ad allontanare la donna e, naturalmente, anche il convivente dall'asilo, ad arrestarli entrambi e chiudere la struttura.
Il ruolo del compagno della Ceres - ora rimesso in libertà ma interdetto dall'attività lavorativa - mentre la misura cautelare in carcere della sua donna è stata convertita dal gip Stefania Pepe in arresti domiciliari, resta comunque fondamentale per il concorso in maltrattamenti.
È vero che dall'inchiesta emerge come l'uomo fosse completamente succube della compagna e che lui non ha mai picchiato i bambini, ma il suo ruolo in questa brutta storia non è secondario. Era lui, infatti, a intimare alle collaboratrici dell'asilo: «Se qualche genitore dovesse chiedere di questo o quel livido del figli, dite sempre che si è fatto male da solo mentre giocava».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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