Reggio Calabria Non ha fatto in tempo nemmeno ad insidiarsi in consiglio regionale che è stato arrestato. Finisce cosi, nemmeno ad un mese dalle elezioni, la scalata al più alto scranno della Regione Calabria dell'ex sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte Domenico Creazzo. Il politico è stato arrestato ieri mattina dagli uomini della squadra mobile della città dello Stretto su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Lunga la lista dei politici che hanno chiesto «protezione e voti» alla ndrangheta. Infatti il Gip della distrettuale reggina ha chiesto alla commissione per le autorizzazioni a procedere presso il Senato della Repubblica, l'arresto di Marco Siclari, senatore di Forza Italia.
In tutto sono 65 le persone accusate di aver agevolato la 'ndrangheta raggiunte da un ordinanza restrittiva nel corso dell'operazione denominata Eyfhémos con accuse di associazione a delinquere, reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata e voto di scambio. Tutti reati con l'aggravante del metodo mafioso.
Il «terremoto» giudiziario ha coinvolto anche il Comune di Sant'Eufemia d'Aspromonte dove Creazzo era sindaco prima delle Regionali. In manette sono finiti anche il vicesindaco Cosimo Idà, che per la Dda sarebbe il capo, il promotore e l'organizzatore dell'associazione mafiosa. Nei guai anche il presidente del Consiglio comunale Angelo Alati, considerato il «mastro di giornata» della cosca, il responsabile dell'Ufficio Tecnico ingegnere Domenico Luppino, che per i pm era il referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del comune e Domenico Forgione detto Dominique, consigliere comunale di minoranza.
Nell'inchiesta si innestano anche e questo denota la particolare pericolosità del sodalizio criminoso altri inquietanti episodi che comprovano il totale asservimento di alcuni esponenti politici alla ndrangheta eufemiese degli Alvaro. Da sindaco Creazzo si sarebbe rivolto al presunto boss di 'ndrangheta Domenico Laurendi che si era subito detto disponibile - nel tentativo di procacciarsi voti ed essere eletto in Regione (con oltre 8mila voti) e sbaragliare gli avversari politici. Anche con l'aiuto del fratello, Antonino Creazzo. Dalle parole del politico emergerebbe uno spaccato non limpido, anche in relazione alla sua funzione nel Parco - quella di presidente pro tempore - perché avrebbe assecondato varie richieste a fini puramente clientelari. Sembra che Creazzo evitasse frequentazioni o anche il semplice accompagnamento con soggetti notoriamente inseriti nell'ambiente della criminalità organizzata e portasse avanti una campagna elettorale sobria. Ma gli inquirenti erano sulle tracce della cosca eufemiese, con Domenico Laurendi in testa, che da tempo si stava occupando di questioni squisitamente politiche. Il riferimento è alle Politiche del 2018 e all'elezione al Senato di Marco Siclari. In quella campagna elettorale, sostengono i magistrati, tra Marco Siclari e gli Alvaro sarebbe stato raggiounto un accordo illecito «funzionale allo scambio di utilità corrisposte dai candidati con il sostegno offerto dalla famiglia mafiosa».
Tutto documentato da un servizio di osservazione svolto dagli investigatori, che hanno ripreso un incontro proprio tra Domenico Laurendi e l'allora candidato al Senato Siclari, sebbene fosse stato tenuto riservato, che al tempo (siamo nel febbraio 2018) sarebbe mediato dal medico Giuseppe Galletta, ex consigliere provinciale, anche lui finito in manette. Nelle carte sequestrate a Creazzo, anche documenti ritenuti «scottanti» che riguardano l'ex sindaco ed ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. Non sono esclusi sviluppi.
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