Onorevole Perego di Cremnago, il voto parlamentare dimostra che la linea atlantica del governo Meloni non è in discussione.
«Il segnale che arriva dalla maggioranza è chiaro: si va in un'unica direzione, prima con la mozione proposta anche da FI e poi con la decisione del Decreto che sarà valido fino al 31 dicembre 2023. È chiaro che c'è uno Paese che ha subito un'aggressione: non possiamo stare a guardare come Europa e Alleanza».
Ci sono sul tema sensibilità diverse nella maggioranza?
«C'è semplicemente unità di intenti. Basta vedere la mozione del centrodestra approvata alla Camera che impegna il governo a sostenere iniziative normative necessarie a prorogare l'invio di aiuti militari all'Ucraina. Non si tratta di sensibilità, ma di diritto internazionale».
Molti, anche all'interno della maggioranza, chiedono un passaggio parlamentare per capire i dettagli dell'operazione. È una cosa fattibile?
«È la strada che il governo intende perseguire rispetto a un dialogo parlamentare vivace, libero e democratico. Questo non è il governo dei decreti legge d'urgenza: questo è il governo del confronto e del dibattito, perché ogni legge può essere migliorata e perché su temi così sensibili per la sicurezza nazionale e internazionale serve il contributo di tutte le forze politiche. Quindi del Paese».
Cosa comporta, a livello di diplomatico, questo accanirsi contro i civili lasciati al freddo con il bombardamento delle centrali elettriche?
«La Storia insegna quanto un inverno possa essere determinante in un conflitto. Accanirsi contro civili inermi e indifesi, lasciate al freddo e al buio, è un qualcosa che rischia di isolare ulteriormente la Federazione russa nei consessi internazionali».
Si parla di un utilizzo della nostra Protezione civile.
«La protezione civile italiana è già da tempo impegnata in molti modi nell'assistenza umanitaria con un sistema di accoglienza e assistenza alla popolazione ucraina sul nostro territorio. Se saranno coinvolti in qualsivoglia operazione a sostegno della popolazione civile dimostreranno il loro valore e le loro capacità».
Ha destato qualche polemica e malumore l'idea di inviare missili antiaerei.
«In questa fase non c'è un invio di altre armi, c'è una linea sotto la gestione della Difesa per armamenti difensivi in base alle richieste ucraine, oltre a materiale per gestire l'emergenza freddo in termini di ristrutturazione delle infrastrutture elettriche».
C'è la speranza che riprenda il dialogo tra le parti?
«È necessario un intervento degli Usa oltre che dell'Europa volto a costruire un percorso che riporti al dialogo tra le parti. Il monito del pontefice Francesco e del presidente Mattarella non possono cadere nel vuoto. In questo contesto l'Europa deve e può fare la propria parte: serve lo sforzo di tutti.
Gli analisti temono che la guerra possa durare anni.
«Nelle aspettative della Federazione russa si trattava di guerra lampo. La risposta ucraina con il supporto dell'Occidente ha messo in discussione le certezze russe.
Farla cessare in tempi brevi è compito di ognuno di noi, come sottolineato anche dal presidente Berlusconi con la proposta di sostenere economicamente (come Occidente) la ricostruzione delle città distrutte dalla guerra».
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