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Fronda Pd sul Dpcm di Conte E ora il premier trema davvero

Malumori nella compagine dem, dove in molti stanno chiedendo di modificare le norme del prossimo Dpcm che riguardano gli spostamenti. Zingaretti e Franceschini scontenti dell'intervento di Marcucci

Fronda Pd sul Dpcm di Conte E ora il premier trema davvero

Sono ore difficilissime per la maggioranza di governo, sempre più debole ed in preda ad aspri dissidi interni. Dopo gli scontri fra i pentastellati, con tanto di lettere polemiche indirizzate alla dirigenza e contrasti anche in Europarlamento, adesso è il turno del Partito democratico, che vede lo stesso segratario Nicola Zingaretti e l'ex ministro Dario Franceschini opporsi con forza alle proposte del capogruppo Andrea Marcucci in merito al prossimo, ennesimo, Dpcm.

Sul nuovo decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte si sta discutendo ormai da tempo, soprattutto perché riguarderà il periodo natalizio. In questi giorni si sono registrati malumori di ogni sorta, tanto che il sedicente avvocato del popolo ancora oggi appare in piena confusione.

Intervenuto a Palazzo Madama, il capogruppo in Senato del Pd ha ancora una volta riportato l'attenzione sui ricongiungimenti familiari."Mi rivolgo al Premier Conte: cambi le norme sbagliate inserite nel decreto sulla mobilità comunale del 25, 26 e 1 gennaio. Lo chiedono le Regioni e 25 miei colleghi senatori del Pd", ha dichiarato Marcucci, parlando della lettera inviatagli dai suoi colleghi senatori. "Non è una questione di poco conto, riguarda milioni di famiglie che abitano in zone limitrofe, divise soltanto dai confini del proprio Comune. Bisogna, a mio avviso, rendere possibile, nel rispetto delle norme, i ricongiungimenti familiari ed affettivi anche solo per poche ore. Servirebbe anche non discriminare tra attività economiche di città ed attività economiche di Paese". Affermazioni, quelle del senatore dem, che hanno fatto rizzare i peli alla maggioranza, e che non sono affatto piaciute a due uomini importanti del partito quali Nicola Zingaretti (attuale leader) e Dario Franceschini. Quel "norme sbagliate", andato a pungere nel vivo il governo, non deve essere proprio andato giù ai due pezzi grossi del Pd, che hanno subito risposto, affermando di condividere le scelte prese dal ministro della Salute Roberto Speranza. Voci vicine al segretario del Partito democratico parlano di una certa contrarietà provocata dalle parole di Andrea Marcucci. Guai a mettere in discussione le decisioni della maggioranza giallorossa, da tempo appesa ad un filo ed ancora miracolosamente in piedi.

"Siamo alle solite, c'è chi segue la linea di Italia Viva", ha dichiarato un senatore ad "Affaritaliani". "Detto questo, sanno solo contestare il governo, ma poi non chiedono mai le elezioni. Forse perché sanno che nessuno li ricandiderebbe". Il capogruppo Marcucci potrebbe forse passare al partito di Matteo Renzi? Lo stesso senatore interpellato da "Affaritaliani" non ne è convinto: "Non ci crediamo. Non si passa ad un partito del 2%. Certo, sarebbe un'operazione di trasparenza".

Eppure all'interno del Partito democratico i mal di pancia non si placano, e dopo il Senato è stata la volta della Camera dei deputati, con la medesima lettera indirizzata stavolta al capogruppo Graziano Delrio.

I malumori potrebbero arrivare anche a colpire direttamente la poltrona di Conte che ormai è premier di un governo-polveriera.

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