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Ma la maggioranza si ricompatta sul nodo balneari

Passa la mozione che dà il mandato all'esecutivo di tutelare il settore. L'ira della Meloni

Ma la maggioranza si ricompatta sul nodo balneari

Eppur (qualcosa) si muove! Disse Galileo Galilei di fronte ai giudici dell'Inquisizione, al termine della sua abiura dell'eliocentrismo. «Tenteremo di bloccare la direttiva Bolkestein», ha detto Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, di fronte alla Camera dove ieri si sono discusse le mozioni sulle concessioni balneari, dopo il via libera del Consiglio dei ministri all'avvio delle gare dal 2024.

C'è stata all'esame dell'aula la mozione presentata da Fratelli d'Italia e una della maggioranza. Quella di maggioranza impegna il governo «a continuare a sostenere le necessarie iniziative normative volte al riordino e alla semplificazione della disciplina in materia di concessioni demaniali e ad assumere le necessarie iniziative normative finalizzate alla tutela degli operatori del comparto».

La Meloni, invece, nel presentare la sua mozione, fa a pezzi punto per punto la legge delega voluta dal governo Draghi. «Gli imprenditori balneari sono stati prima ignorati, poi presi in giro e alla fine demonizzati arringa -. Ci verranno a dire che grazie al governo Draghi si pone rimedio ai canoni troppo bassi. È una menzogna, perché i canoni potevano essere innalzati. Ci venite a raccontare che adesso un giovane italiano potrà finalmente ambire a gestire uno stabilimento a Riccione. È una menzogna perché quelle aste non saranno vinte da piccole aziende italiane ma da grandi multinazionali straniere. Ci venite a raccontare che gli italiani pagheranno meno ombrelloni e lettini. È una menzogna, perché sostituire una piccola azienda con una multinazionale non comporta una diminuzione dei prezzi a meno che non si dequalifichi il lavoro. Ci venite a raccontare che bisogna intervenire altrimenti l'Europa ci multerà. È una menzogna anche questa, perché l'ultima volta che il governo ha risposto alla Commissione Ue difendendo la proroga delle concessioni, nessun burocrate ha risposto più. E la cosa più incredibile è che quella lettera fu mandata dall'allora governo giallorosso che difendeva un provvedimento del precedente governo gialloverde. Invece oggi verdi, gialli, rossi e blu hanno tutti magicamente cambiato idea perché non ci sono più colori, né idee, né un onore da difendere». I deputati di Fratelli d'Italia hanno mostrato dei fogli con la foto del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che recava la scritta «No Bolkestein».

«Siamo a metà dell'opera. L'emendamento del governo soddisfa al 50%, in Parlamento ci potranno essere altre modifiche positive», calma gli animi il leader della Lega Matteo Salvini.

«Senza questo intervento sarebbe arrivata la richiesta della Commissione europea di fare le gare subito. Invece così iniziamo a dare stabilità al sistema», replica il ministro leghista Massimo Garavaglia. «Se il partito di Meloni fa gazzarre funzionali solo a stuzzicare gli animi dall'opposizione, sorprende che il ministro Garavaglia ancora getti fumo negli occhi ai sindacati di categoria su svolte e cambi di direzione», la benzina sul fuoco dei senatori M5s in commissione Industria, Commercio, Turismo.

La strada è ancora lunga e tortuosa.

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