Ci sono dei numeri che, considerati isolatamente, non destano sorpresa, ma accostati gli uni agli altri fanno una certa impressione. La Ragioneria dello Stato ci informa che in dieci anni la retribuzione media per chi lavora alla presidenza del Consiglio è cresciuta del 45 percento, per i diplomatici del 37 percento, per chi indossa una toga del 28,4. In particolare, rispetto al 2005 la remunerazione dei magistrati è aumentata, in media, di otre 30mila euro toccando quota 138.481 euro. Com'è noto, gli stipendi dei magistrati non dipendono dal numero di sentenze prodotte o di ore trascorse in ufficio, la produttività non c'entra nulla, i loro salari sono il risultato di automatismi previsti dalla legge.
Sulle colonne di Repubblica compaiono i dati aggiornati relativi ai risarcimenti che lo stato versa nei casi di ingiusta detenzione ed errore giudiziario. Si apprende che dal 1992 a oggi il ministero dell'Economia ha sborsato 648 milioni di euro per il carcere ingiustamente inflitto agli innocenti, e 43 milioni per gli errori di pm e giudici nell'interpretazione di fatti e norme. Se guardiamo soltanto allo scorso anno, scopriamo che lo Stato - vale a dire noi contribuenti - ha pagato dieci milioni di euro per risarcire le persone danneggiate da un errore giudiziario ad opera degli stessi magistrati i cui stipendi nel frattempo sono aumentati progressivamente. Ammontano invece a trenta milioni gli indennizzi corrisposti alle vittime di arresti preventivi sproporzionati e ingiusti. In altre parole, in questi anni sono aumentate le spese per le vittime e contestualmente si sono gonfiati i salari degli autori degli errori.
Vale la pena notare che mentre i casi di errore giudiziario acclarati nel 2016 sono in tutto sei (con cifre esorbitanti come i sei milioni e mezzo in un singolo caso a Reggio Calabria), gli episodi di detenzioni ingiuste che hanno dato luogo al risarcimento sono quasi settecento. Viene da chiedersi se qualche sanzione sia stata comminata nei confronti dei magistrati che hanno sbagliato, travisato una prova, richiesto o autorizzato l'arresto, poi annullato, di una persona innocente. Sono domande tanto più urgenti alla vigilia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Se l'appuntamento annuale non vorrà ridursi a una rituale sfilata di ermellini ed establishment, sarà bene che i vertici della magistratura affrontino, senza infingimenti, la stridente anomalia di stipendi che aumentano al pari dei risarcimenti per errori e arresti facili.
Colpisce che a far emergere i dati sull'entità dei risarcimenti sia stato Enrico Costa, avvocato appassionato e ministro della Famiglia e degli Affari regionali. «Se dibattessimo meno di età pensionabile dei magistrati e più di queste profonde lesioni della libertà personale, non sarebbe male», ha commentato Costa nelle stesse ore in cui il ministro della Giustizia in carica, Andrea Orlando, prosegue lungo la via del tenace dialogo con il numero uno dell'Anm Piercamillo Davigo.
Chissà se, tra un discorso e un altro, tra una lamentazione corporativa e un'altra, il vertice del sindacato delle toghe formulerà una riflessione sul paradosso di stipendi e indennizzi. Qualcuno dovrebbe chiedergliene conto.
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