Cronache

Il magnate romeno, il manager italiano e il bambino appena battezzato

Ai comandi uno dei più facoltosi immobiliaristi del Paese, con lui moglie e figlio 30enne. Erano diretti a Olbia nella villa di famiglia. Tra le vittime l'italiano Filippo Nascimbene, padre del piccolo Raphael

Il magnate romeno, il manager italiano e il bambino appena battezzato

Quando Dan Petrescu ha capito che qualcosa non andava, ormai era troppo tardi. Era appena decollato, ma il motore era già in fiamme. Forse avrà cercato di invertire la rotta; di tornare indietro; o, chissà, avrà tentato una manovra d'emergenza. Così come gli avevano insegnato al corso per pilota seguito a Bucarest, la sua città. In Romania, cinque anni fa, Dan aveva coronato il suo sogno: conseguire il brevetto di «comandante». Gli aerei li amava fin da piccolo. Probabilmente erano i suoi giocattoli preferiti. Li stringeva in mano e li faceva roteare in aria. Non c'era bisogno di atterraggi di fortuna. La fortuna era tutta lì: chiusa in un pugno.

Dan Petrescu, 68 anni, era un veterano del volo. L'aereo turistico era di sua proprietà: uno «sfizio» che poteva permettersi considerato il suo patrimonio miliardario da imprenditore immobiliare.

Alla sua identità si è risaliti grazie a un frammento della carta di identità, ritrovata fra ciò che è andato in fumo nello schianto del piccolo velivolo in cui ieri a San Donato ha perso la vita lui e i sette passeggeri a bordo, tra cui anche la moglie e Stephan, il figlio trentenne.

C'è però un giallo: ai comandi dell'aereo c'era papà Dan o Petrescu junior? O entrambi, magari nei ruoli di pilota e copilota?

Le storie delle vittime salite sul monoelica Pilatus PC 12 sono difficili da ricostruire, perché dei loro cadaveri non è rimasto nulla, se non frammenti di corpo martoriati dall'esplosione.

E in questa tragedia non può essere d'aiuto neppure la «burocrazia dei documenti», considerato che l'aereo caduto su un padiglione in ristrutturazione era un volo privato, «categoria» per la quale - pare - non ci sia l'obbligo di registrare nessun passeggero; ragion per cui da Linate (da dove il monoelica era partito alle 13.13, entrando in avaria appena 11 minuti dopo) non sono stati in grado di dare informazioni utili all'identificazione delle vittime.

Il gruppo salito sul velivolo era formato da 8 persone, compreso un bambino, figlio di una coppia italo-francese. Tra le vittime cìè infatti anche un nostro connazionale Filippo Nascimbene, originario di Pavia, deceduto insieme con Stephanie Caroline Alexandrescou, francese, e il loro piccolo Raphael di un anno.

La comitiva era diretta a Olbia per un periodo di vacanza, ospiti nella lussuosa villa della 98enne mamma di Dan: incontrastata decana della famiglia Petrescu.

I sette adulti più il bambino erano legati sia da rapporti di amicizia. E di certo quel bimbo - battezzato proprio l'altroieri - rappresentava affettivamente l'elemento aggregante del gruppo. Come se quel viaggio fosse un premio per il lui. Un regalo distrutto dallo schianto in via Marignano.

Già, via Marignano: proprio la strada che ricorda la strage di Linate di cui venerdì ricorrerà il ventennale; una macabra coincidenza in aggiunta al medesimo scenario dell'asfalto ricoperto da oggetti liquefatti e brandelli di carne che accomuna, appunto, drammaticamente la sciagura di ieri a quella dell'8 ottobre 2001: all'epoca i morti furono 118, ora «solo» 8; ma il dolore non si misura certo in base alla contabilità dei defunti.

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