Mai così pochi morti dall'inizio del lockdown Lombardia, Umbria e Molise vigilate speciali

In un giorno 153 decessi. I dati del ministero: nelle tre Regioni rischi "moderati"

Medici in corsia contro il Covid (La Presse)
Medici in corsia contro il Covid (La Presse)

Covid, forse, in recessione. Per la prima volta dal 9 marzo scorso è in discesa il numero dei decessi: 153. Un dato che andrà confermato nei prossimi giorni ma che è significativo perché gli esperti hanno ribadito in diverse occasioni che proprio il dato delle vittime è l'ultimo a scendere rispetto alla curva epidemica.

Il 9 marzo appunto erano stati registrati 97 morti ma dal giorno successivo i decessi sono stati in continua crescita fino a ieri.

I contagi comunque continuano a salire anche se molto più lentamente. I malati di Covid 19 sono in totale 224.760, più 875 rispetto a due giorni fa. Un numero che comprende le 122.810 persone guarite, più 2.605 e le 31.763 decedute. Gli attualmente positivi sono quindi 70.187, ovvero 1.883 in meno. Sono 2.944.859 i tamponi effettuati.

Anche la Lombardia comincia a sentire meno la pressione dell'epidemia. I casi nuovi sono ancora molti 399, raggiungendo così un totale di 84.518 contagiati che rappresentano circa un terzo di tutti gli infetti in Italia. Crolla però il numero dei decessi dai 115 di due giorni fa ai 39 di ieri. E aumentano anche i guariti che salgono a 41.489.

Le terapie intensive sono lontane dal tetto di saturazione raggiunto nei giorni più caldi di diffusione del virus. In totale sono soltanto 775 i pazienti in intensiva. É sempre la Lombardia a detenere il record con 268 ma siamo molto lontani dai picchi di oltre 1300 letti occupati soltanto in Lombardia con le strutture in affanno e la ricerca continua di macchinari per l'ossigeno e posti letto.

Delle persone attualmente positive, 70.187, sono ricoverate con sintomi in reparti ordinari 10.400, mentre 59.012 si trovano in isolamento domiciliare.

Numeri ancora importanti soprattutto in vista delle riaperture previste da domani. Le regioni dovranno tenere attivi i loro sistemi di monitoraggio che valuteranno gli indici di rischio in modo da intervenire tempestivamente se dovessero ricrearsi situazioni di rischio e nuovi focolai. Uno degli indicatori di cui tenere conto (non l'unico) è l'indice di contagio, ovvero l'Rt: il numero di persone che un singolo contagiato infetta. É dal 24 aprile che quell'indice è sceso sotto l'1 e così, insistono gli esperti, deve restare. Altrimenti l'epidemia riparte.

In base ai dati trasmessi dalle regioni ci sono in particolare tre aree che vanno monitorate con attenzione: Lombardia, Molise e Umbria.

Qui si ritiene che il rischio sia moderato mentre in tutte le altre regioni il virus ha «bassa probabilità» di aumentare la trasmissione e «un basso impatto sui servizi assistenziali».

Ovvio che ci sia particolare attenzione in Lombardia dove però è stato velocizzato il processo di identificazione dei positivi tramite tampone. Ora sono i medici di famiglia che di fronte a un caso sospetto possono ordinare la quarantena prima dei risultati dell'esame che devono comunque arrivare in 48 ore.

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