La Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio di Matteo Salvini, ma siamo proprio sicuri che il leader della Lega non avesse ragione sui fatti legati alla Open Arms? A leggere gli atti del processo spunta infatti una mail del Centro coordinamento del soccorso di Malta in cui, il 14 agosto 2019 alle ore 21.17, la Ong viene accusata di «bighellonare» nel Mediterraneo «nonostante gli avvertimenti». L'Rcc di Malta si rivolge direttamente al personale della Open Arms, scrivendo nella mail: «Avete intenzionalmente continuato a procrastinare per mettere ulteriore pressione su Malta, Stato sovrano che non è legalmente obbligato a fornire un luogo di sicurezza, considerando che la vostra intercettazione è avvenuta al di fuori dell'area di competenza maltese. Se aveste proceduto verso il vostro porto d'origine sareste già sbarcati».
Insomma, Malta puntò i piedi, come ha sempre fatto negli ultimi anni di fronte alla furbizia dei volontari del soccorso, l'Italia tenne i migranti qualche giorno in mare, poi li fece sbarcare e il ministro dell'epoca finisce a processo. Oltretutto, anche la Guardia di Finanza, il 16 agosto 2019, in una annotazione relativa alla Open Arms, scriveva: «Risulta evidente che una volta effettuata la prima operazione di soccorso in zona di competenza Sar libica, la nave indirizzava in maniera arbitraria la navigazione verso nord, facendo sin da principio desumere l'intenzione di porre in essere un'attività volta al preordinato e sistematico trasferimento illegale di migranti in Italia».
Il 20 agosto 2019 il Comando generale del corpo delle Capitanerie di porto annota: «Nel caso di specie va evidenziato che le complessive condotte operate da Open Arms, incluso il mancato coinvolgimento delle autorità dello Stato di bandiera, il rifiuto di raggiungere Malta - nonostante la disponibilità manifestata dalle autorità maltesi - per procedere allo sbarco delle 39 persone tratte a bordo il 9 agosto e, in generale, la contraddittorietà delle condotte concretamente poste in essere rispetto alle finalità asseritamente perseguite, concorrono a delineare un modus operandi da cui, analogamente a quanto avvenuto in altre precedenti occasioni, può desumersi l'intenzione della Open Arms di operare ben al di fuori del rispetto delle predette norme e regole di condotta, ponendo in essere un'attività volta al preordinato sistematico trasferimenti il legale di migranti in Italia».
La cosa assurda è che al processo ha chiesto di costituirsi parte civile il Comune di Palermo, ovvero lo stesso che non aveva avanzato la stessa richiesta nel processo Cupola 2.0 che a fine 2000 si concluse con 46 condanne a boss e gregari di Cosa Nostra, riconoscendo risarcimenti alle parti civili.
Si erano costituiti parte civile i comuni di Villabate, Ficarazzi e Misilmeri, ma non Palermo.A fargli degna compagnia la città di Barcellona, che si costituisce anch'essa parte civile perché il leader della Lega avrebbe danneggiato Open Arms, che il Comune siciliano finanzia. Un paradosso tutto italiano.
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