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Di Maio crea l'incidente col Pd Legge elettorale, si accelera

La giustizia nuovo pretesto per far saltare il Conte bis: «Prescrizione a gennaio». Bonafede: «I dem siano leali»

Di Maio crea l'incidente col Pd Legge elettorale, si accelera

Prima il Mes. Ora la prescrizione. Luigi Di Maio cerca l'incidente per mandare fuori corsia il governo Conte bis. Ultimatum dopo ultimatum. Il ministro degli Esteri vuole un pretesto per liberarsi di Conte e del Pd. E stavolta, il capo politico dei 5 Stelle ha dalla propria parte Alessandro Di Battista: un asse che mette spalle al muro la maggioranza giallorossa. E avvia la fine dell'esperienza di governo. Tanto più che in serata, al termine di un vertice di maggioranza, arriva il via libera alla riforma della legge elettorale, che andrà alle Camere, annuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, entro fine anno. Insomma, se tutto crolla a stretto giro ci sarà una nuova legge elettorale. L'intesa è stata raggiunta su un proporzionale con correzioni. Per i correttivi si deciderà la settimana prossima: in ballo soglia di sbarramento al 4 o forse anche al 5%, oppure un sistema tipo quello spagnolo, attraverso le circoscrizioni medio piccole.

Insomma, le premesse per un voto anticipato ci sono tutte. Di Maio non chiude il fronte di guerra sul Mes, e tira dritto sulla riforma della prescrizione. Tema su cui Pd-Italia Viva e Leu, gli altri soci della maggioranza, non cedono: rinvio o morte. Non c'è al momento un margine di trattativa tra le due posizioni. Anche se il premier, da Londra, prova a gettare acqua sul fuoco: «Ci sono posizioni politiche diverse, ma c'è un tavolo dove stiamo lavorando a una soluzione». Mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiede «lealtà al Pd perché sarebbe assurdo che su una conquista di civiltà si metta in discussione la tenuta del governo». Ribatte l'ex Guardasigilli Andrea Orlando: «Bonafede ci deve dire se delle nuove proposte intende farle lui altrimenti le faremo noi. La prescrizione che si interrompe al primo grado deve essere accompagnata con la garanzia di tempi certi».

Ma per Di Maio c'è una sola opzione sul tavolo: l'entrata in vigore, dal primo gennaio 2020, della riforma: «La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo. Se qualcuno sbaglia deve pagare, non può farla franca perché il processo si è dilungato. Dalle dichiarazioni di ieri ho capito che il Pd vorrebbe votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com'era ideata da Berlusconi. Sarebbe un Nazareno 2.0, ma avrò capito male io...». Arriva subito l'avallo di Di Battista, pronto a rientrare in campo in caso di elezioni anticipate: «Ha ragione Luigi, la norma che blocca la prescrizione entrerà in vigore il Primo gennaio. Punto. Se poi il Pd, con Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi dovesse bloccarla se ne assumerà le responsabilità. Io non credo che questo accadrà anche perché se si andasse al voto anticipato molti renziani resterebbero a casa e, mai come oggi, questo non gli conviene».

Per il Pd un passo indietro sarebbe un suicidio. Alessia Morani, sottosegretario allo Sviluppo Economico, si arrende: «Ho l'impressione che sulla prescrizione si stia tirando troppo la corda». Il muro del Pd lo alza Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori: «Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio». L'affondo di Di Maio ricompatta Pd e renziani: «Se il tema é prescrizione o morte, allora morte sia», commenta il capogruppo di Iv in Senato Davide Faraone intervenendo a Omnibus, su la 7. Un compromesso sembra difficile.

Lo strappo a un passo.

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