Luigi di Maio stoppa Matteo Renzi sulla plastic tax: «Non si tocca». Il ministro degli Esteri difende il balzello, introdotto nella manovra del governo Conte. Ma rischia di provocare un strappo con il governatore uscente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ieri ha chiesto un incontro con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri per rivedere la legge. Il 63% dell'intero fatturato italiano della produzione di plastica è in Emilia. Bonaccini teme un effetto negativo sul voto per le elezioni regionali del 26 gennaio. La plastic tax colpirebbe soprattutto le imprese della regione rossa. Anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti è stufo: «Basta furbizie, regaliamo Italia alle destre».
Ma il capo politico dei Cinque stelle non molla. Prima di volare in Cina per il China International Import Expo, non lascia margini di trattativa: «Vedo che è nato un dibattito surreale sulla plastic tax, quindi vorrei mettere le cose in chiaro. Qui abbiamo sentito e visto partiti politici che per anni ci hanno detto: rispettiamo l'ambiente, amiamolo, pensiamo al futuro. E nel frattempo però, mentre si riempivano la bocca di queste belle parole, trivellavano i mari, inauguravano nuovi inceneritori, rievocavano il nucleare». Per Di Maio - la difesa della plastic tax è punto non negoziabile: «La sinistra, di parole ne ha dette e ridette... Bene, oggi per la prima volta c'è un governo che ci mette la faccia. Che ai cittadini ha promesso un Green New Deal, un grande piano per l'ambiente: vero, concreto, davvero per il futuro dei nostri figli e delle nostre imprese, per renderle più competitive sui mercati internazionali. La plastic tax, come la chiamano, serve a questo. Serve a dare una scossa, serve a invertire la rotta. Non promuovi l'ambiente parlando, lo promuovi facendo delle scelte». «I soldi di uno Stato - avverte Di Maio- non sono infiniti, vanno re-distribuiti e la politica serve a questo, appunto, a fare delle scelte. Il Movimento 5 Stelle la sua scelta l'ha fatta tanto tempo fa: difendere l'ambiente, introdurre nuovi meccanismi per rimettere la nostra economia su un binario più sostenibile e continuare a crescere. È un dovere di chi rappresenta le istituzioni pensare alle future generazioni. Non è una colpa. Ripeto: è un dovere. E noi siamo fieri di onorarlo».
E se la plastic tax sarà il terreno di scontro nei prossimi giorni nella maggioranza, Di Maio non perde occasione per aprire un altro fronte caldo. Rilanciando la chiusura settimanale dei negozi: «Dopo il Decreto Dignità e il Decreto Riders, dobbiamo andare avanti come Governo nella tutela delle persone che lavorano, come nel caso delle partite Iva e dei lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali che, a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di battere i centri commerciali, rimanendo aperti 12 ore al giorno e 7 giorni su 7». Annuncio che sortisce l'ironia di Matteo Salvini: «Tranquillo Gigi, con tutte le tasse che tu, Conte e Renzi state mettendo, almeno questa promessa la manterrai». Di Maio rivendica poi i risultati (sconosciuti) del decreto dignità: «Da oggi» i riders hanno «le stesse tutele di un lavoratore dipendente.
Non dipenderanno più dal punteggio del software, avranno tutele assicurative e pensionistiche, rimborsi spese e un minimo orario garantito. Il decreto Legge Riders è stato l'ultimo provvedimento che ho firmato da Ministro del Lavoro. Da oggi è Legge». Parole che mantengono altissima la temperatura nella maggioranza.
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