«Il processo che riguarda la Lega? Non è un problema. Sono questioni che riguardano la Lega». Così il vicepremier Luigi Di Maio lasciando Palazzo Chigi al termine del vertice di governo sulla manovra, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se il processo fosse un problema per i pentastellati. Il responsabile dello Sviluppo economico e leader del Movimento grillino non vuole essere coinvolto nella spinosa questione dei fondi della Lega. Il reato, definito e acclarato, non sembra minimamente turbare i sonni della componente pentastellata del governo giallo-verde. La linea del Movimento è semplice: due pesi e due misure. Due partiti? Quindi due codici etici affatto differenti. Questo il punto. E pensare che proprio Di Maio soltanto due giorni fa sulle prime pagine di tutti i giornali annunciava una sorta di «daspo» a vita per i corrotti delle amministrazioni pubbliche. Si può chiedere ed esigere un giro di vite sui corrotti degli uffici pubblici senza minimamente preoccuparsi di quanto succede nelle stanze dei nostri alleati di governo.
Anche su questo fronte, poi, si registra una differenza con quanto detto nei giorni scorsi dal presidente della Camera Roberto Fico che, pungolato su questo tema nel corso del suo intervento alla Festa dell'Unità in corso a Ravenna, ha così commentato: «La Lega dovrà rispettare la sentenza come tutti i partiti e tutti i cittadini italiani».
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