Si è sbloccato lo sblocca cantieri e le intese sul decreto crescita sembrano a portata di mano. Dopo giorni di impasse e voci che davano tutto il pacchetto pro sviluppo del governo gialloverde rinviato a dopo Pasqua, ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha accelerato. «Tra oggi e domani i decreti sblocca cantieri e crescita dovrebbero andare in Gazzetta». Alcune norme avevano bisogno di limature, in particolare quella che riguarda i risparmiatori. «In queste ore ci sono interlocuzioni tra la presidenza del Consiglio e le associazioni dei risparmiatori». Una volta superate le resistenze su un doppio binario per la restituzione dei risparmi azzerati nei crack bancari il decreto crescita approvato dal consiglio dei ministri quasi due settimane fa con la formula «salvo intese» dovrebbe quindi essere pubblicato. Condizionale d'obbligo visto che fino a ieri fonti del governo confidavano che a causa delle difficoltà e dei veti di vari ministeri, il provvedimento potrebbe slittare a maggio.
Iter difficile a parte, la novità di ieri è che il vicepremier e ministro alo Sviluppo Di Maio ha dato una sua interpretazione del Def, che non corrisponde a quella del responsabile dell'Economia Giovani Tria, né alle indicazioni inviate dall'Italia a Bruxelles. «È vero - ha spiegato Di Maio - che abbiamo messo un +0,2%», nella crescita del Pil del 2019, «ma non rientravano ancora in questa previsione il decreto crescita e il decreto sblocca cantieri. A febbraio l'Italia ha segnato la produzione industriale più alta d'Europa, battendo Germania, Francia, tutti quanti nell'area euro».
In realtà lo 0,2% è la crescita programmatica ufficiale del governo. Quella che comprende gli effetti sull'economia dei provvedimenti approvati dall'esecutivo. Nel Def Tria cita esplicitamente decreto crescita e sblocca cantieri. Il dato che non tiene conto di queste misure è la crescita tendenziale, che il Def fissa allo 0,1%.
In sostanza Di Maio cerca di smontare l'operazione verità di Tria. Il ministro ha inserito nel Documento di economia e finanza previsioni affidabili, che l'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) di Giuseppe Pisauro ha validato e che l'Europa dovrebbe promuovere senza troppi problemi. Ma la presa di posizione di Di Maio rafforza il sospetto che nel governo si stia preparando un contro Def. O meglio, la risoluzione di maggioranza che accompagna l'approvazione del documento in Parlamento, con impegni di spesa e stime difformi rispetto a quelle di Tria.
Il decreto crescita è atteso dalle imprese. Ieri Confindustria ha salutato l'accelerazione sul decreto crescita sostenendo che i due provvedimento «fanno registrare una positiva inversione di tendenza» nella direzione «di una ritrovata attenzione alla crescita». Con alcune misure come superammortamento, revisione della mini-Ires e potenziamento del Fondo di garanzia per le Pmi, «sembra si punti a rimediare a lacune e debolezze dell'ultima legge di bilancio».
Comunque «è urgente agire sulla fiducia e sulla crescita; l'alternativa è continuare a reperire altri soldi pubblici, aumentando le imposte o tagliando la spesa. Ma in questo modo la riduzione del debito diventa difficile e costosa».
Coldiretti lancia l'allarme fisco. «Le imprese agricole in questo difficile momento di mercato, non possono sopportare un aumento della pressione fiscale per mantenere l'attuale livello delle aliquote Iva». Alleanza delle cooperative apprezza «la correzione di rotta attuata con il decreto Crescita, in riferimento alla aliquota ridotta per gli utili non distribuiti».
Critici i sindacati.
Ieri durante le audizioni sul Def, la Cisl ha bollato le misure contenute nel documento come «eccessivamente minimaliste e rinunciatarie». Per la Cgil «la ripresa viene affidata a Decreto crescita e Sblocca cantieri ovvero a incentivi e deregolazione» che «non determinano un impatto positivo» sulla crescita.
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