In casa Pd scoppia la grana Di Maio. L'annuncio della candidatura del ministro degli Esteri nel collegio uninominale di Pomigliano D'Arco-Acerra per la coalizione di centro-sinistra slitta. Si addensano sospetti e timori. Di Maio avrebbe rifiutato di correre nel suo collegio: i sondaggi non sono buoni. Il collegio Pomigliano D'Arco-Acerra, in Campania, sarebbe in bilico. La partita è apertissima. Di Maio, senza un paracadute nel listino Pd, rischia di rimanere fuori dal Parlamento nella prossima legislatura.
Tra l'altro, sondaggi alla mano, il movimento Impegno Civico-Di Maio non è in grado di superare la soglia del 3%, fissata dalla legge elettorale Rosatellum, per ottenere seggi al proporzionale. Nel 2018 Di Maio vinse il collegio di Pomigliano D'Arco senza fatica con oltre il 60 per cento dei consensi.
Stavolta non sarà una passeggiata. La presenza del M5s con un proprio candidato e del Terzo polo con un altro candidato nell'uninominale favorirebbero il centrodestra. Passano i giorni e l'annuncio della candidatura non arriva. Di Maio vorrebbe essere dirottato in un'altra Regione: Lazio (si parla di Roma centro dove furono eletti prima Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri), Toscana o Emilia Romagna.
Il ministro degli Esteri non molla e chiede il paracadute. Attende un segnale dal Nazareno (che per ora non arriva). L'ex leader grillino deve contenere le proteste dei suoi: «Non scappi, si candidi a Pomigliano».
Il segretario del Pd Enrico Letta, già alle prese con malumori e rinunce, medita il blitz al fotofinish. Ma sarebbe un grosso problema (per Letta) dover spiegare l'ennesimo seggio regalato agli alleati. L'incubo per il segretario è che i voti di trombati e scontenti possano spostarsi sul Terzo polo di Carlo Calenda o verso il M5S di Giuseppe Conte. In Basilicata si vocifera di un avvicinamento tra la famiglia Pittella e il Terzo Polo. Il leader dei dem non può forzare la mano per salvare Di Maio. Già al Sud ha un partito lacerato. In Campania Paolo Siani, parlamentare uscente dirottato nell'uninominale per far spazio al ministro della Salute Roberto Speranza, ha rifiutato il collegio di Giugliano, in provincia di Napoli.
A Benevento pesa l'esclusione dell'ex sottosegretario Umberto del Basso de Caro che però smentisce avvicinamenti al centrodestra: «Con tutte le riserve che posso muovere al Segretario Politico del mio partito, sia in ordine alla coalizione che in riferimento alle candidature, resto nel Partito Democratico che sosterrò nelle imminenti elezioni politiche del 25 settembre». In Campania il Pd arruola Sandro Ruotolo, senatore uscente, che accetta la sfida nell'uninominale di Torre del Greco.
Ma le rinunce non si fermano. É un fiume di passi indietro. In Sicilia scoppia il caso Cracolici: «Ho comunicato a Letta la mia decisione di rinunciare alla candidatura al Senato. Considero un grave errore politico, aver indicato nelle posizioni eleggibili nei due collegi siciliani, due persone che non hanno un radicamento in Sicilia. Il Senato, anche per legge, è espressione delle regioni italiane. Il Pd, aggiunge ha deciso di non dare voce alla Sicilia nel Senato della Repubblica. Questo errore è tanto più grave perchè avviene nello stesso giorno in cui i siciliani sono chiamati ad eleggere il nuovo governo e i parlamentari della Regione.
Neanche Renzi, che ha fatto una carneficina, con le liste fatte per la Sicilia cinque anni fa, aveva scelto parlamentari non siciliani per rappresentare la Sicilia al Senato. La mia amarezza è secondaria rispetto alla gravità dell'errore politico fatto che, temo, peserà sull'esito del voto. La vita va avanti» attacca Antonello Cracolici. Le liste di Letta? Un disastro.
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