Di Maio si allunga la vita: "Resto capo altri 4 anni"

A Casaleggio la cassa, a Luigino il controllo totale del partito. Nei Comuni via il tetto di due mandati

Di Maio si allunga la vita: "Resto capo altri 4 anni"

Luigi Di Maio «salva» la poltrona di capo per altri 4 anni e apre le porte del Movimento ai politici di professione. Dalla Camera dei Deputati, il vicepremier in conferenza stampa respinge la richiesta dell'ala ortodossa di cedere la guida del Movimento: «Il ruolo del capo politico si ridiscute tra 4 anni». In cambio consegna a Davide Casaleggio le chiavi della cassa dei Cinque stelle. La riorganizzazione del Movimento, post batosta elettorale in Sardegna, è frutto di un compromesso, stile Prima repubblica, tra il vicepremier e il presidente dell'associazione Rousseau. Accordo che tiene fuori dai giochi Beppe Grillo, che dal palco del suo ultimo spettacolo a Catania riconosce il fallimento di Luigino: «Non so con chi prendermela, con Di Maio, con suo papà. Forse non siamo all'altezza, forse siamo principianti come dicono». Il ministro del Lavoro fa finta di nulla e quasi ironizza sul messaggio del garante: «Con Grillo ci sentiamo spesso, nessun diverbio». Ma ormai le parole del comico genovese non scuotono la coppia (Di Maio-Casaleggio) di comando. Scuote l'ambiente pentastellato, invece, l'entrata a gamba tesa di Vittorio Di Battista, papà di Alessandro, contro Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari regionali: «È uno dei demomoderaticicristiani artefici della via crucis e gli dedico il primo vaff... della nuova stagione. Ma, come afferma, è un lumbard e la dedica è nella sua lingua: Va a dar via i ciapp». Al netto dello scontro, Di Maio incassa il via libera per snaturare il Movimento, trasformandolo in partito. Ma soprattutto ottiene il controllo assoluto su candidature, liste, assessori e ministri. Con l'ok alla nomina dei coordinatori nelle 20 Regioni, il capo politico avrà il potere di scegliere candidati e alleanze. Tutti pasdaran del capo, che decideranno chi sarà inserito nelle liste del Movimento. Una mossa che punta a soffocare fronde e dissenso interno. Il ministro incassa da Casaleggio anche l'ok per la deroga del doppio mandato. Che inizialmente riguarderà consiglieri comunali e sindaci. Ma che poi sarà estesa ai parlamentari. «C'è bisogno di un'organizzazione perché abbiamo richieste di aiuto da parte dei cittadini» ed è «impossibile», una «illusione», pensare che sia possibile recepire tutte le istanze «dal governo centrale». Dunque serve una organizzazione che ci consenta di filtrare e organizzare queste richieste. Il nuovo assetto, ha spiegato Di Maio, non sarà calato dall'alto, inizia oggi una discussione e ci saranno delle votazioni sulla piattaforma Rousseau».

I grillini di governo fanno squadra con Di Maio: «Serve una riforma organizzativa. Il M5s di governo non può essere lo stesso di quando si era opposizione e, soprattutto, per andare meglio a livello locale, occorre cambiare, senza perdere la nostra identità», commenta Mattia Fantinati, sottosegretario alla Pa. In arrivo non solo i responsabili territoriali ma anche i capi tematici (nei partititi tradizionali si chiamano dipartimenti): altro passo verso la normalizzazione. La contropartita per Casaleggio è la gestione economica del Movimento: donazioni, contributi dei parlamentari e spese per le campagne elettorali. Tutto passerà sotto l'occhio dell'associazione Rousseau.

Con la promessa di avere voce in capitolo anche nella gestione sulle restituzioni delle indennità. Un accordo che spegne i propositi bellicosi della pattuglia ortodossa. Che pure aveva sperato in una sponda nel figlio del fondatore del Movimento per silurare Di Maio.

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