Quando mancavano soltanto pochi minuti all'inizio della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, dal M5s già trapelavano voci rassicuranti riguardanti la volontà di Luigi Di Maio di non staccare la spina al governo gialloverde. La reazione che arriva dal mondo dei Cinque Stelle ruota tutta intorno alla volontà di continuare l'avventura. La sintesi che filtrava, sin dalla mattinata, dalla dirigenza pentastellata e dalla maggioranza dei parlamentari è questa: «Il governo va avanti e noi non lo abbiamo mai messo in discussione». Concetto ribadito in chiaro da Di Maio in serata: «Il M5s è la prima forza politica di maggioranza e ha sempre sostenuto questo governo, lo abbiamo sempre fatto lealmente e crediamo che ci sia ancora tanto da fare e soprattutto un contratto da rispettare». Il leader grillino ha proseguito: «Da domani stesso serve subito un vertice di governo in cui vogliamo discutere insieme». Quindi l'elenco delle cose da fare: flat tax, salario minimo, aiuti alle famiglie. Apprezzata dal quartier generale del M5s la sottolineatura del premier sul cambiamento degli equilibri interni al governo gialloverde. Il succo del ragionamento è che con una Lega azionista di maggioranza, ora Salvini sarà costretto a prendersi tutte le sue responsabilità. La strategia di Di Maio, in una situazione comunque fluida, è ancora quella del «Testa bassa e lavorare» fatta trapelare durante la nottata difficile dello spoglio delle elezioni europee. Con la speranza che diventare il partito guida dell'esecutivo possa erodere il consenso del Carroccio, così come è accaduto nell'ultimo anno al Movimento, consacrato quale primo partito d'Italia dalle politiche del 4 marzo 2018. Di Maio, alla fine della sua nota, si è riservato comunque lo spazio per la polemica: «Chiedo finiscano gli attacchi ai ministri del M5s, rispettando il lavoro di ognuno e, siccome nel contratto c'è ancora tantissimo da fare, non è certamente il momento per proporre temi divisivi mai condivisi». Concludendo così il ragionamento: «Questa è l'unica maggioranza possibile e che può servire meglio il Paese».
Il solco era stato già tracciato dalle ultime dichiarazioni della vicepresidente del Senato Paola Taverna e del capogruppo alla Camera Francesco D'Uva. Riposte le armi della campagna elettorale per le europee, entrambi hanno aperto sia alla realizzazione della flat tax, sia all'autonomia. I cavalli di battaglia leghisti per eccellenza. La linea incontrerebbe il favore dell'elettorato del M5s, che secondo l'ultimo sondaggio diffuso dal Tg La7, per il 77% è favorevole al prosieguo del governo con la Lega. E tutto ciò, interpretando i segnali grillini, potrebbe significare anche voler addossare all'alleato tutte le colpe di un'eventuale crisi di governo.
La fedeltà al Carroccio e al premier è stata ribadita dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli: «Leale collaborazione? Da parte nostra certamente sì». Lo stesso Toninelli, però, ha risposto piccato a Salvini, dopo essere stato attaccato sull'incidente di Venezia tra una nave da crociera e un'altra imbarcazione turistica ormeggiata.
Al capo della Lega, che lo aveva accusato di aver detto di no a una soluzione alternativa per l'attracco delle navi al porto di Venezia, il ministro grillino ha replicato duramente: «Sono stufo delle stupidaggini di Salvini, ha il mio numero può tranquillamente chiamarmi». Non si sta mai tranquilli sull'ottovolante gialloverde.
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