La maledizione della Zurich. Un altro top manager suicida

L'assicurazione svizzera sotto choc: l'ex ad Senn si è sparato. Tre anni fa si era tolto la vita il direttore finanziario Wauthier

La maledizione della Zurich. Un altro top manager suicida

Il male oscuro continua a colpire le prime linee manageriali di Zurich. Un colosso da quasi 37 miliardi di franchi svizzeri, tra i leader mondiali del settore dove tuttavia mantenersi all'altezza delle aspettative proprie dei propri interlocutori, azionisti, dipendenti o clienti sembra essere ormai diventato un pericoloso gioco di equilibri sottoposto a pressioni crescenti e per qualcuno, a quanto pare, fatali. Un gigante malato. In tre anni infatti si sono registrati due suicidi nella prima linea di management della compagnia assicurativa. Ieri è stata annunciata la morte di Martin Senn, 59enne ex amministratore delegato del gruppo bruscamente estromesso, lo scorso dicembre, dalla gestione della società in seguito a un allarme sugli utili e alla fallita acquisizione di Royal & Sun Alliance. Tre anni fa era stato invece Pierre Wauthier, direttore finanziario della compagnia assicurativa, a compiere il gesto estremo imputando al gruppo un clima di lavoro sfavorevole ed enormi pressioni causate dal calo del titolo in Borsa. Tali circostanze erano state poi negate dalle indagini della Finma (autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari) seguite al suicidio e volute peraltro dallo stesso Senn, ma avevano comunque spinto alle dimissioni dell'allora presidente di Zurich, Josef Ackerman.

La nuova tragedia torna a far parlar del «caso» Zurich, tanto più che, da marzo, sulla poltrona occupata fino a fine 2015 da Senn, siede Mario Greco, ex amministratore delegato di Generali a sua volta proveniente dalla stessa Zurich, dove il manager era approdato nell'estate del 2007 per divenire poi responsabile del global insurance nel 2010 un ruolo mantenuto fino al 2012.

Senn si è tolto la vita venerdì scorso nella sua seconda casa a Klosters, nei Grigioni, uccidendosi, secondo quanto riportato dalla testata locale Blick, con un'arma da fuoco. A darne l'annuncio è stata ieri la stessa Zurich con una nota ufficiale. «Con grande choc e con profonda tristezza comunichiamo la recente scomparsa di Martin Senn. La famiglia ci ha informati del fatto che Martin si è suicidato lo scorso venerdì», scrive la compagnia che poi «per rispetto di Martin e dei sui cari», preannuncia di non voler rilasciare «altri commenti in merito». Non sono trapelate notizie sulle motivazioni alla base del gesto.

Secondo la stampa locale, il top manager soffriva da qualche tempo di depressione in seguito all'improvvisa perdita del suo incarico in Zurich e del prestigio conseguente, tanto da non mostrarsi praticamente più in pubblico. Senn aveva occupato funzioni dirigenziali in Credit Suisse e in seguito in Swiss Life prima di approdare, nel 2006, in Zurich come responsabile degli investimenti prima e, dal 2009, come amministratore delegato del colosso assicurativo.

Negli anni in cui Senn è stato seduto ai vertici del gruppo assicurativo, il titolo ha guadagnato il 19% e ha pagato complessivamente 17 franchi per azioni, un vero e proprio record. Tra i successi del top manager è inoltre ricordata l'acquisizione del 51% della divisione assicurativa di Santander per 1,6 miliardi di dollari nel 2011 e quell'approccio prudente negli investimenti che, stando alle opinioni degli esperti, è riuscito a mantenere la compagnia al riparo dalla crisi. Eppure tutto questo non è bastato. Dopo qualche mese travagliato, lo scorso dicembre, il gruppo ha annunciato l'addio di Senn per la fine dello stesso mese. Il presidente Tom de Swaan aveva poi assunto temporaneamente le funzioni di amministratore delegato prima dell'arrivo di Greco. Si era parlato di un esercizio difficile, penalizzato dagli incidenti occorsi in Cina nell'estate 2015 che avevano portato a profonde perdite a bilancio e alla rinuncia dell'offerta di acquisto sulla compagnia inglese Rsa.

Gli investitori erano diventati inquieti sul dividendo, tradizionalmente elevato. Le critiche alla gestione sempre più aspre avevano alla fine portato Senn a gettare la spugna e a dare le sofferte dimissioni dall'incarico.

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