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Malore per Napolitano: operato d'urgenza al cuore

Il presidente emerito, 92 anni, ricoverato al San Camillo di Roma. Nel pomeriggio aveva accusato dolori al petto

Malore per Napolitano: operato d'urgenza al cuore

Operazione d'urgenza al cuore per Giorgio Napolitano. Un dolore al petto in serata, i primi accertamenti del cardiologo di fiducia, poi il ricovero all'ospedale San Camillo di Roma e un intervento d'urgenza all'aorta nella notte.

Il presidente emerito, che a giugno compirà novantatre anni, è arrivato ieri sera nella grande struttura ospedaliera pubblica romana, che vanta un reparto cardiologico di eccellenza, in condizioni di perfetta lucidità, portandosi dietro anche - raccontano - una cartellina di documenti da studiare, e dopo una giornata passata a seguire con la consueta minuziosa attenzione le convulse vicende della politica italiana e gli ultimi sviluppi della crisi post 4 marzo.

Ma quello che all'inizio era sembrato un malessere passeggero, dopo le prime analisi si è rivelato un problema più grave, tanto da richiedere un immediato intervento chirurgico, che è iniziato poco dopo le 22. Almeno tre ore sotto i ferri, la previsione dei chirurghi diretti dal primario di cardiochirurgia Francesco Musumeci.

La notizia, in serata, è immediatamente rimbalzata sui siti di informazione e sulle tv. Dal Quirinale e dagli altri palazzi della politica si segue con apprensione l'evoluzione di una situazione che, per la delicatezza dell'intervento e l'età del presidente, crea inevitabile preoccupazione. E ovviamente è grandissima l'attenzione dell'opinione pubblica per un protagonista di primo piano della politica italiana come Giorgio Napolitano, da molti anni uno dei protagonisti assoluti della vita istituzionale del Paese. Appena due giorni fa, il presidente emerito era intervenuto nella trasmissione Che tempo che fa, intervistato da Fabio Fazio alla vigilia della celebrazione del 25 aprile. L 'ex capo dello Stato ha raccontato i suoi ricordi di quel giorno del 1945, quando aveva 19 anni.

«I diritti, la democrazia e la libertà sono stati conquistati e riconquistati attraverso eventi drammatici - ha sottolineato - ed è una cosa che le nuove generazioni dovrebbero conoscere, sapere da dove vengono, cioè dalla lotta partigiana, dalle lotte antifasciste, dalla Costituente». Poi, rivolgendo l'attenzione alle vicende politiche di oggi, ha ricordato le parole pronunciate nella seduta inaugurale di questa legislatura al Senato, da lui presieduta: «Io ho cercato, presiedendo come decano, di spiegare che cosa è successo: un profondo mutamento nei rapporti tra gli italiani e la politica tradizionale. Ho cercato di darmi pubblicamente una ragione di quello che è accaduto, perché è stato un grossissimo cambio di orientamento dei cittadini e ho provato a dire che cosa dobbiamo fare insieme». Sulla crisi politica in corso non ha azzardato previsioni, ma si è limitato ad un auspicio: «Fin quando si ha una responsabilità pubblica e verso le istituzioni il pessimismo è un lusso che non ci si può concedere. Non predico pessimismo. È importante, come ha detto il Presidente Mattarella, dare un governo nella pienezza delle sue funzioni e questo è ancora un nodo sottoposto a molte difficoltà», ha rilevato. Ricordando però che anche in Germania è servito molto tempo per trovare un'intesa dopo le elezioni: «Il governo di grande coalizione non è nato per incanto: ci si confronta, si discute, senza mettere davanti la propria predestinazione ad un presunto diritto a guidare un governo». E aggiungendo: «Vedo troppi esclusivismi, troppa pretenziosità.

Ma nessuno ha la maggioranza».

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