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Così Malta continua a respingere i migranti. E l'Ue non fa nulla

Mentre l'Italia più volte viene richiamata all'ordine, Malta continua ad attuare pratiche ai limiti della legalità internazionale

Così Malta continua a respingere i migranti. E l'Ue non fa nulla

In Europa le regole non sono uguali per tutti. Poche settimane fa, così come denunciato da alcune Ong, Malta ha respinto almeno 23 migranti mandandoli in Egitto. E non è affatto la prima volta. Il governo di La Valletta da anni opera respingimenti oppure si astiene dall'intervenire in operazioni di soccorso.

Il tutto andando contro le leggi del diritto internazionale e senza che nessuno in Europa sanzioni l'operato maltese. Circostanza quest'ultima che non può che lasciare perplessi dal punto di vista italiano. Più volte infatti le corti europee hanno censurato passati respingimenti italiani e a livello politico Bruxelles in più occasioni ha messo Roma in guardia dall'usare simili comportamenti.

Il respingimento di Malta dello scorso 26 settembre

Il 26 settembre 2022 un barcone con 23 migranti a bordo ha lanciato l'Sos. Il mezzo, partito probabilmente dalla Libia, era in avaria e si trovava in acque Sar maltesi. Da La Valletta però non sono scattati immediati soccorsi. Le autorità locali hanno deciso di far intervenire un mercantile che passava dalla zona e di imporre lo sbarco dei migranti soccorsi in Egitto.

A raccontare la vicenda sono le Ong Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans, Medici senza frontiere e Sea-Watch in una nota congiunta. Secondo quanto emerso, Malta ha effettivamente preso in carico il coordinamento dei soccorsi, così come previsto dalle norme internazionali. Ma non ha fatto partire alcun proprio mezzo per mettere in salvo i migranti.

“Malta ha indicato alle navi mercantili nelle immediate vicinanze dell'imbarcazione in pericolo di continuare la navigazione o semplicemente di rimanere in attesa – si legge nella nota delle Ong – ritardando così notevolmente i soccorsi”.

In poche parole, le autorità di La Valletta si sono limitate a mettere in allerta le navi più vicine al punto in cui si trovava il barcone con i 23 migranti a bordo. A virare verso il luogo in cui era presente il mezzo in avaria è stato il mercantile Shimanami Queen. Una volta soccorse le persone in difficoltà, Malta non ha indicato un proprio porto per sbarcare ma, al contrario, ha ordinato al mercantile di dirigersi verso l'Egitto.

“In violazione delle convenzioni marittime – si legge ancora nel comunicato – 23 persone caricate sulla nave mercantile Shimanami Queen, con bandiera panamense, sono state portate forzatamente in Egitto su istruzione del Centro di coordinamento dei soccorsi”.

Non si tratta quindi di un respingimento vero e proprio, attuato con mezzi militari o della guardia costiera. Ma per le Ong si tratterebbe comunque di una violazione del diritto internazionale almeno per due motivi: La Valletta non ha fatto entrare i migranti soccorsi nelle proprie acque Sar, respingendoli di fatto fuori dal proprio territorio, e ha indicato come Paese di sbarco l'Egitto, non considerato come porto sicuro.

Il raffronto con l'Italia

Al di là delle interpretazioni tecniche e giuridiche, sotto il profilo politico il dato è abbastanza chiaro: Malta ha fatto in modo di non soccorrere un barcone e di non far entrare migranti nel proprio territorio. In relazione all'ultimo punto, La Valletta potrebbe anche avere le sue ragioni viste le dimensioni ridotte dell'arcipelago e visto il timore timore di un sistema di accoglienza difficile da gestire a livello logistico.

Certamente però hanno le loro ragioni anche i migranti che hanno rischiato di morire. Così come, dalla nostra prospettiva, potrebbe aver le sue ragioni l'Italia nell'adirarsi. Malta in più occasioni ha respinto migranti oppure, grazie al pretesto derivante dall'avere una zona Sar nettamente più estesa del proprio territorio e di essere quindi materialmente impossibilitata a intervenire, ha lasciato ad altri l'onere dei soccorsi. Il più delle volte all'Italia, con barconi segnalati alle autorità maltesi lasciati navigare verso Lampedusa o verso la Sicilia.

In almeno un caso, come documentato nell'aprile del 2020, le autorità di La Valletta hanno anche esplicitamente indicato la rotta verso le coste siciliane ai migranti intercettati, consegnando loro viveri, coperte e carburante per proseguire il viaggio.

Azioni di interdizione ai limiti della legalità internazionale, ma su cui nessuno a livello europeo ha mai realmente indagato. Mentre, al contrario, l'Italia più volte è stata messa in guardia o condannata. Come ad esempio nel caso della sentenza Hirsi Jamaa del settembre 2012, in cui la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha condannato il nostro Paese per il respingimento di un barcone verso la Libia attuato nel giugno 2009. Più di recente, nel dicembre 2019 il tribunale civile di Roma ha imposto all'Italia il pagamento del risarcimento dei danni a 89 migranti respinti anch'essi nel 2009.

Delle due, l'una. O i respingimenti sono sempre illegali e Malta deve essere condannata, con buona pace anche delle possibili ragioni di La Valletta. Oppure ci sono delle eccezioni, di cui evidentemente l'Italia a questo punto può anche tener conto.

La legge, del resto, deve valere per tutti.

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