Da Malta al Sud America: i divieti in vigore

In Polonia e Brasile disegni di legge restrittivi. E Trump taglia i fondi alle cliniche Usa

Da Malta al Sud America: i divieti in vigore

Non solo Dublino. L'Irlanda non è l'unico Paese europeo ad avere una legislazione molto restrittiva sul tema dell'aborto. Nella cattolica Malta, unico caso nell'Ue in cui vige un divieto totale, le donne che interrompono la gravidanza e i medici che lo rendono possibile rischiano da 18 mesi a 3 anni di carcere. Lo stesso divieto è in vigore nel Vecchio continente anche in Andorra, Vaticano e San Marino.

Ma, guardando al resto del mondo, il numero di Paesi che non prevedono in alcun modo l'interruzione di gravidanza cresce. Si tratta di parecchi Stati africani (Congo-Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Gabon, Guinea-Bissau, Madagascar, Mauritania, Senegal), e sudamericani (Repubblica Dominicana, El Salvador, Haiti, Honduras, Nicaragua) e alcuni asiatici, come Laos, Filippine e Sud Corea, dove le leggi in materia sono attualmente all'esame della Corte suprema, che deve decidere se depenalizzare l'aborto o meno. Da pochi mesi non fa più parte di questa lista il Cile, dove da settembre la presidente Michelle Bachelet ha reso praticabile l'aborto in tre circostanze: rischio di vita per la madre, stupro e gravi difetti congeniti del feto. Mentre tra i Paesi in cui l'interruzione di gravidanza è possibile solo in caso di pericolo di morte della donna c'è, a sopresa, l'Irlanda del Nord, che non condivide la legislazione del Regno Unito di cui fa parte. E anche l'Argentina, dove però è in discussione in Parlamento un disegno di legge che ne propone la liberalizzazione.

Ma c'è anche chi vuol fare marcia indietro. Come la Polonia, dove le proteste del 2016 hanno bloccato una riforma che avrebbe permesso l'aborto solo nei casi in cui la vita della donna fosse stata a rischio. Ma ora un altro disegno di legge minaccia la libertà di scelta delle polacche: sostenuto dal partito di maggioranza, punta e eliminare il diritto all'interruzione in caso di malformazioni e malattie genetiche del feto, attualmente uno dei tre soli casi (oltre allo stupro e al pericolo di vita per la madre) in cui è previsto. In odore di riforme è anche il Brasile, dove il Congresso sta vagliando nuove regole che vieterebbero l'aborto in ogni caso. E anche gli Stati Uniti, dove il presidente Donald Trump non fa mistero delle sue tendenze pro life, condivise dall'elettorato repubblicano più conservatore. Pochi giorni fa il numero uno della Casa Bianca ha rispolverato una norma dell'era Reagan che taglierebbe i fondi federali alle cliniche che praticano l'interruzione di gravidanza e che forniscono consulenza alle pazienti. E lo Stato dell'Iowa ha appena approvato una legge che vieta l'aborto dal momento in cui viene rilevato il battito cardiaco del feto, intorno alle 6 settimane.

Come si vede nella World Abortion Laws Map, la mappa online che monitora la situazione a livello mondiale, l'Europa e il

resto dell'Asia hanno in gran parte liberalizzato l'interruzione di gravidanza. Anche se in alcuni casi si tratta di una conquista recente: come in Portogallo e Spagna, che la prevedono rispettivamente dal 2007 e dal 2010.

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