Criticatissimi da sempre. Giudicati inutili se non addirittura deleteri i test di accesso a Medicina appaiono sempre di più una beffa per gli aspiranti camici bianchi ma restano evidentemente irrinunciabili visto che anche ieri negli Atenei italiani è stato «celebrato» il rito dei test, convalidati da una legge del '99. I candidati, 69.000, anche quest'anno superano di gran lunga i posti disponibili, 11.568. Dunque soltanto uno su 7 riuscirà ad entrare.
E a riprova di quanto siano assurdi questi test già nel primo pomeriggio si sono accavallate denunce di irregolarità con la conseguente promessa di ricorsi che ogni anno arrivano a valanga e spesso vengono vinti. A denunciare i casi sospetti è l'associazione legale Consulcesi che rende noto come alla Sapienza siano dovute intervenire le forze dell'ordine perché alcuni studenti si erano presentati con documenti falsificati. Uno invece aveva un microfono nella camicia. Danno e beffa per alcuni candidati dell'Aquila che hanno chiesto l'intervento dei Carabinieri visto che alcuni aspiranti medici copiavano spudoratamente. Ma alla loro richiesta di verbalizzazione del fatto sono stati spostati, mentre chi barava, assicurano i ragazzi, è rimasto al suo posto. Nel mirino anche le domande di «cultura generale» che non hanno alcuna attinenza con la facoltà di Medicina.
Lungo questi vent'anni quasi tutti i ministri che si sono avvicendati sulle poltrone di Sanità e Istruzione hanno annunciato che avrebbero cercato di abolire i test ed il numero chiuso per Medicina e Chirurgia. Promesse rimaste tali per l'incapacità di trovare una soluzione ad un problema pratico: le Università non hanno posto per tutti gli aspiranti dottori. Dunque il vizio di origine è chiaro: il numero chiuso a Medicina non nasce con lo scopo di far entrare i più brillanti. I test al contrario servono a falcidiare i candidati perché gli Atenei non hanno abbastanza professori e abbastanza aule e laboratori. I test propongono infatti anche domande sia di «cultura generale» sia di discipline specifiche molto spesso assurde tanto da sembrare scelte per far cadere i candidati. E dunque da vent'anni si assiste ad un meccanismo privo di logica, senza programmazione.
Il risultato è una cronica carenza di medici che in prospettiva si aggraverà anche perché fino ad ora non è stata imposta un'inversione di tendenza e la formazione di un medico è lunga e costosa. Si calcola che mancheranno 16.000 medici entro il 2025.
La contraddizione è lampante. Gli aspiranti medici ci sarebbero ma il numero chiuso li tiene fuori. E anche chi riesce ad entrare e si laurea poi si troverà di fronte ad un nuovo ostacolo al momento della scelta della specializzazione perché i posti non sono mai sufficienti e migliaia di neolaureati restano fuori, costretti ad aspettare l'anno successivo o anche a cambiare le proprie aspirazioni.
É di ieri l'ultimo allarme sul bisogno di medici lanciato da del Centro Nazionale Sangue: nei Servizi Trasfusionali italiani mancano 470 medici, circa il 30 per cento dell'organico che sarebbe necessario a garantire tutti i servizi. La carenza, sottolinea il Cns, «mette a rischio tutte le prestazioni legate al sangue, dalla raccolta alle trasfusioni necessarie agli interventi chirurgici e alle terapie per chi soffre di malattie come la talassemia».
E questa carenza, insistono dal Cns, nel prossimo triennio è destinata ad aggravarsi ulteriormente a causa del turnover.Agli aspiranti medici arrivano gli auguri del ministro della Salute, Giulia Grillo, che promette cambiare le regole. Promessa difficile da mantenere, anche se dovesse essere riconfermata alla guida del ministero.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.