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Mancata zona rossa: Conte, Speranza e i tecnici indagati. I parenti delle vittime: "Riscritta la storia"

Contestati l'epidemia colposa e l'omicidio colposo plurimo. Nel mirino anche il governatore Fontana e l'ex assessore Gallera

Mancata zona rossa: Conte, Speranza e i tecnici indagati. I parenti delle vittime: "Riscritta la storia"

Le anticipazioni del Giornale sin dal tre giugno 2021 trovano piena conferma. L'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza sono indagati per reati gravissimi dalla Procura di Bergamo: epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio. Ci sarebbero anche il governatore Attilio Fontana e l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro dell'Iss, l'ex capo della Protezione Civile Angelo Borrelli tra gli indagati (una ventina) nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza. Saranno invece tre magistrati del Tribunale dei ministri a Brescia a valutare l'eventuale richiesta di rinvio a giudizio per Conte e Speranza. Ma anche alla Procura di Roma da mesi giace un esposto che potrebbe confluire nell'inchiesta.

La chiusura ufficiale delle indagini era attesa per oggi, già ieri sera sono trapelate le prime anticipazioni. Le questioni sono due: secondo Cristina Rota che ha coordinato le indagini coi pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino la mancata chiusura della zona rossa in Val Seriana ai primi di marzo e l'assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall'Oms sarebbero gli elementi scatenanti della pandemia che dal 2020 ha ucciso 180mila persone. Qualcuna si poteva salvare? Secondo i pm sì, confortati in questo dalla perizia del virologo e senatore Pd Andrea Crisanti, che ha convinto i magistrati del «nesso eziologico» tra la mancata chiusura della zona rossa - di competenza del governo, anche se teoricamente anche la Regione avrebbe potuto deciderlo - e l'aumento del numero dei morti. La riapertura dell'ospedale di Alzano, dopo qualche ora di chiusura, a quanto pare avrebbe inciso in misura residuale sul disastroso aumento della mortalità. Tra fine febbraio e l'aprile 2020, nella Bergamasca morirono 6.200 persone in più rispetto alla media.

Mentre alcune inchieste sulle morti nelle Rsa sono state già archiviate perché Bergamo è andata avanti? È sul Piano pandemico che si gioca quello che appare a tutti gli effetti una sorta di Norimberga sul governo giallorosso. Il piano c'era, sebbene non aggiornato, e poteva essere applicato. Non farlo è stata una decisione politica che ha portato a una «gestione caotica e creativa della pandemia» con possibile conseguenze penali. A inchiodare l'esecutivo è un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità, uscito nel magio del 2020 e fatto sparire in 24 ore con l'accordo del governo e dell'ex dg della Salute e numero due Oms Ranieri Guerra, come confermerebbero una serie di comunicazioni intercorse tra l'entourage di Speranza e lo stesso Guerra, già indagato per aver mentito ai pm.

Il report dell'esperto Francesco Zambon, costretto poi a lasciare l'Oms, è stato ritrovato dall'ex consulente dei legali dei familiari delle vittime della Bergamasca Robert Lingard ed è diventato la testata d'angolo per costruire l'ipotesi accusatoria della Procura lombarda guidata da Antonio Chiappani. Come avevamo altresì anticipato, già all'apertura dell'anno giudiziario 2023 lo scorso gennaio lo stesso Chiappani aveva fatto capire di aver accertato «gravi omissioni». «È stata un'indagine oltremodo complessa, con valutazioni delicate», conferma ieri. Esultano i familiari delle vittime («Da oggi si riscrive la storia della strage») oggi in audizione in vista della nascita della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla pandemia, chiesta dal Fdi Galeazzo Bignami. Ma chi di loro ha accusato apertamente e pubblicamente Chiappani per aver aspettato le Regionali prima di chiudere il fascicolo ha poco da festeggiare: sarebbe già sotto indagine a Venezia.

Quali sono le responsabilità di Conte e del suo governo? In più di una circostanza l'esecutivo aveva rivendicato per sé l'esclusiva competenza sul da farsi e la piena titolarità dell'azione. Ma il Piano pandemico non era un foglio di carta ma un protocollo, che non è mai decollato. Come se in un ristorante non ci fossero gli estintori, in Italia mancavano mascherine stoccate, dispositivi di protezione individuale, retrovirali eccetera. I pochi che c'erano sono stati inopinatamente regalati alla Cina da Speranza e Conte, mentre i nostri medici morivano, anche per colpa di mascherine cinesi comprate dal commissario all'emergenza Covid Domenico Arcuri sebbene fallate e sdoganate senza troppi problemi (chi si opponeva alle Dogane è stato mobbizzato), per tacere dei miliardi spesi in respiratori cinesi malfunzionanti comprati dalla Fondazione di cui è vicepresidente Massimo D'Alema. Eppure qualcuno ha dichiarato che era tutto in regola. Per stessa ammissione di Conte i «suoi» servizi segreti dovevano vigilare sugli acquisti della Protezione civile, mentre la Polizia di Stato veniva tenuta fuori.

Non è un caso se in alcune Procure si valuta anche l'apertura di un filone per attentato alla sicurezza nazionale.

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