Coronavirus

Mancini: "Il calcio è un diritto". Il ct lascia in panca il governo

Replica al ministro Speranza: "Pensi prima di parlare". Positivo Dal Pino, n. 1 della Lega. Juve-Napoli sub iudice

Mancini: "Il calcio è un diritto". Il ct lascia in panca il governo

Il 6 ottobre del 1929 fu inaugurato in Italia il primo campionato a girone unico del calcio italiano. Sono passati 91 anni da quella prima volta e c'è stato bisogno di un intervento appuntito di Roberto Mancini, ct della Nazionale, per mettere sull'attenti il ministro della Salute Speranza sottolineando il valore che non è solo tradizione storica dello sport ma il contributo decisivo per la salute di cittadini e l'economia del Belpaese. Mancini è stato risoluto ed efficace. È andato subito al cuore della questione dopo aver ascoltato, preoccupato, la sparata del ministro di lunedì («qui si parla troppo di calcio e poco di scuola»). Eccolo: «Si dovrebbe pensare, prima di parlare. Lo sport è un diritto, come la scuola, non è una cosa che viene data così. Lo sport è praticato da milioni di italiani a tutti i livelli». Il riferimento evidente all'intervento del ministro che ha provato a liquidare l'argomento Juve-Napoli con fastidio. Non è stata l'unica voce autorevole registrata ieri. Perché Adriano Galliani, ad del Monza, alle spalle una lunghissima carriera da vice-Berlusconi nel Milan e di dirigente del calcio italiano, è intervenuto sulla contesa autentica che c'è dietro i veleni provocati dalla mancata disputa della partita di Torino. «Se vogliamo il bene del calcio dobbiamo rispettare la normativa Uefa: se hai 13 calciatori disponibili, devi giocare. Bisogna mettere da parte gli egoismi, altrimenti crolla tutto. Se ogni volta per 1-2 contagiati non si dovesse giocare, il campionato sarebbe a rischio. Esemplare è stato il comportamento del Milan: con il suo fuoriclasse Ibrahimovic positivo, ha giocato schierando un ragazzo di 19 anni, Colombo, ed è primo in classifica!». E il presidente Aic Calcagno sottolinea: «Applicare il protocollo alla lettera è l'unico modo per andare avanti».

Due erano e due (più un addetto) sono rimasti i contagiati di casa Napoli, Zielisnki ed Elmas. I controlli effettuati lunedì hanno dato esito negativo, cancellando una indiscrezione fasulla. Altro riscontro positivo è arrivato da Genova dove il giro dei tamponi non ha modificato la contabilità precedente: 10 erano e 10 sono rimasti i positivi del Grifone.

L'unico nuovo contagiato del giorno è risultato invece Paolo Dal Pino, presidente della Lega di serie A che già lunedì aveva cominciato ad accusare alcuni sintomi e per questo motivo aveva deciso di trasformare l'incontro col ministro Spadafora in un collegamento telefonico. Con lui, in isolamento fiduciario a casa, si è ritirato Gabriele Gravina, presidente della federcalcio che ha trascorso il weekend proprio con Dal Pino. La positività di Dal Pino ha fatto spostare a martedì 13 l'assemblea di Lega con all'ordine del giorno l'esame delle proposte dei fondi stranieri interessati a creare una new company versando una cifra consistente (1,5 miliardi) in cambio del 10% del torneo per gestire i diritti tv 2021-2023.

Il giudice sportivo Mastrandrea non ha adottato provvedimenti su Juve-Napoli: sub iudice la scritta al fianco della partita che prevede quindi approfondimenti. Il legale del Napoli, avv. Grassani, proprio ieri ha spedito in federazione e in Lega tutto il carteggio intercorso tra il club azzurro e le Asl 1 e 2 di Napoli. Il secondo fronte aperto dal caso Juve-Napoli è il rispetto rigoroso del protocollo nel caso di scoperta di positività. I nazionali della Juve (6 stranieri più Buffon tornato a casa in isolamento fiduciario), con un tampone positivo, hanno ricevuto per iscritto dal club l'avvertimento sul protocollo da seguire. Alcuni di loro in partenza per le nazionali hanno aderito alle rispettive convocazioni usufruendo «dei corridoi Fifa». Eventuali inadempienze sono di natura amministrativa ma anche qui è bene che il ministro e il suo portavoce non finiscano col pestare i piedi a Fifa e Uefa.

Le regole governative di ogni paese devono conciliarsi con quelle sportive per evitare altri conflitti.

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