Svolta nell'omicidio di Elena Ceste, la donna di 37 anni sparita da casa il 24 gennaio dell'anno scorso e ritrovata morta in un canale nove mesi dopo, ad 800 metri da casa, a Costigliole d'Asti, un piccolo paese tra le Langhe astigiane, in Piemonte.
Il marito Michele Buoninconti è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. Secondo il gip sarebbe stato lui a «ucciderla per asfissia nel letto di casa». E poi a «spogliarla e buttarla nel torrente». Motivo? Odiava la moglie «considerandola inadeguata e dedita ad amicizie virtuali al computer». Una sorta di doppia vita. Intollerabile. Troppe bugie, molte contraddizioni e un alibi estremamente debole, non hanno retto all'impianto accusatorio della procura di Asti costruito dopo un anno di indagini portare avanti tra depistaggi e colpi di scena. Le manette sono scattate poche ore dopo la consegna della perizia del medico legale sul corpo della donna, che ne ha certificato la morte violenta, sopraggiunta probabilmente per asfissia. Mentre i carabinieri gli notificavano l'atto d'arresto, Michele Buoninconti - 45 anni, vigile del fuoco nella vicina città di Alba -, non ha detto una parola e in silenzio ha preparato la borsa da portare con sé in carcere. Si pone così un punto fermo ad un giallo di provincia che da quando è iniziato, 370 giorni fa, non si è fatto mancare nulla.
Elena Ceste scompare senza lasciare neppure un biglietto e secondo il marito si sarebbe allontanata nuda, senza occhiali, soldi e documenti, dopo una notte insonne e delirante, trascorsa tra confessioni di presunti tradimenti e la paura per un uomo, rimasto senza identità, intenzionato a rapirla. Quando, in una fredda mattina di gennaio, la donna si allontana in preda alle sue allucinazioni, nessuno la vede, il cane non abbaia, marito, figli e vicini non si accorgono di nulla. La donna lascia dietro di sé una doppia vita insospettabile, fatta di amicizia con diversi uomini via Facebook , con i quali scambiava assiduamente post e messaggi al cellulare e si incontrava per un caffè. Gli inquirenti fin da subito non credo alla ricostruzione al limite dell'assurdo raccontata dal marito con il suo accento piemontese, che lancia appelli poco convincenti e ipotizza piste investigative che vengono smontate immediatamente. Da prima il mistero di Elena viene considerato una fuga volontaria, poi un suicidio, infine si indaga per omicidio ed il marito viene iscritto nel registro degli indagati. «Atto dovuto», fanno sapere dalla procura ma il cerchio dei sospetti si chiude sempre più intorno al vigile del fuoco. Il movente di Michele - che avrebbe venduto anche il cane per evitare che seguisse le tracce fino al canale dove si trovava il cadavere della sua amata padrona - sarebbe la gelosia o, per dirla con le parole del colonnello dei carabinieri di Asti Fabio Federici per «una situazione familiare con criticità e conflittualità». Fondamentali per le indagini sono state le intercettazioni telefoniche e gli inquirenti sono certi che il corpo della giovane mamma si trovasse nel rio Mersa fin dal primo giorno della sua scomparsa, quando una fitta nebbia ha potuto aiutare Michele a trasportare il corpo senza essere visto. Il gip di Asti Giacomo Marson ha accolto la richiesta di arresto avanzata dal pm Laura Deodato spiegando che: «Gli indizi sono numerosi e particolarmente pregnanti. Quello che emerge in maniera dirompente - ribadisce - è che tutti gli indizi sono univocamente indirizzati nel dimostrare come unica soluzione possibile la colpevolezza del Buoninconti».
«Voglio solo seppellire Elena» aveva detto nei giorni scorsi il marito Michele.
I funerali si terranno probabilmente domani ma lui non ci sarà: ad accompagnare la bara della giovane mamma alla quale stava stretta la vita di provincia, saranno i suoi quattro bambini, che ora sono rimasti soli, con la madre ammazzata e un padre in carcere, accusato del suo omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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