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La manifestazione per il disarmo di De Luca coi soldi pubblici

Sul palco anche una bandiera della Russia "per segnare l'equidistanza tra i popoli in guerra"

La manifestazione per il disarmo di De Luca coi soldi pubblici

Mentre si riuniva a Roma la direzione del Pd per decidere date e percorso del congresso che sostituirà Enrico Letta dopo la pesante sconfitta elettorale, il piddino governatore della Campania Vincenzo De Luca sfilava in piazza per chiedere lo stop invio armi all’Ucraina, grazie anche a 300 mila euro dei cittadini campani. Tanto è costata la manifestazione pacifista organizzata da De Luca in piazza del Plebiscito con i fondi pubblici. Per pagare il palco, le bandiere e i pulman che hanno portato gli studenti da tutta la regione, facendogli saltare un giorno di scuola.

Nelle scorse settimane De Luca aveva inviato una lettera a tutti i presidi invitandoli a organizzare questa "gita scolastica pacifista", con indicazioni persino sul tipo di bandiere e striscioni da portare (vietati indicazioni su Russia o Ucraina). Mentre una grande asta è stata sventolata sul palco, con tre bandiere appese: della Russia, della pace e dell’Ucraina, “per confermare l'equidistanza dai due paesi in guerra per poter chiedere lo stop del fuoco e l'avvio di una conferenza di pace”.

Il console ucraino ha chiesto invano che la manifestazione non si tenesse e Confindustria ha rifiutato la partecipazione, insieme alla Cisl: “Fermo restando che una manifestazione sulla pace dovrebbe essere laica, garantista e senza bandiere, riteniamo che in questo modo venga umiliato il popolo ucraino che in questi giorni sta continuando a subire severi attacchi dalla Russia, con uccisione di civili e bambini”. La Cisl ha ribadito "il no convinto ad una manifestazione che non fa un distinguo tra popolo aggressore e popolo aggredito”.

Insieme a De Luca in piazza c’era invece il suo collega governatore della Puglia, Michele Emiliano: “Dobbiamo tutelare questa gente aggredita ma senza approfittare della situazione, per cambiare e migliorare il proprio posizionamento strategico e tattico. Questo va detto anche ai nostri alleati e all'Unione Europea - ha detto Emiliano -. Perché una guerra è una guerra, è un rischio permanente. Qualunque tipo di strategia alternativa è un rischio troppo grave per essere corso. Questa manifestazione chiede il cessate il fuoco per cominciare immediatamente un percorso di pace, tutelando il popolo ucraino e dando per scontato il fatto che sia stato ingiustamente aggredito. Quello che non si può fare è far durare volutamente questa guerra il più possibile per avere altro tipo di vantaggi, diversi da quello della tutela del popolo ucraino”.

Quello che è sicuro - ha aggiunto Emiliano- è che deve cambiare l'atteggiamento della comunità internazionale che fino ad oggi non ha voluto in nessuna maniera fermare le ostilità e, anzi, ha immaginato che attraverso il martirio del popolo ucraino si potesse addirittura ottenere qualche risultato strategico. Questo è un errore molto grave, è come farsi scudo con qualcuno per cogliere un risultato personale e la Nato e la comunità internazionale non possono utilizzare così la guerra Ucraina per propri vantaggi”.

“Si porrà il problema anche di fermare l'invio delle armi - ha detto De Luca in piazza del Plebiscito - L'Ucraina è stata armata dall'Occidente e giustamente l'abbiamo messa in condizione di difendersi, ma oggi è necessario fermarsi un attimo, tutti devono fermarsi per consentire di insediare la conferenza di pace”.

"Saremo in 50mila in questa piazza (erano 25 mila studenti, ndr) è per questi ragazzi che dobbiamo arrivare al cessate il fuoco, che dobbiamo svegliare l'Italia e l'Europa dal sonno della ragione. Dobbiamo bloccare le armi, bloccare il bagno di sangue che è in atto. Mentre parliamo - ha aggiunto De Luca - ci sono migliaia di giovani che muoiono in Ucraina, mutilati, deportati. Blocchiamo la guerra e insediamo con le Nazioni Unite una conferenza di pace alla quale dobbiamo chiamare a partecipare la Cina Popolare, che può esercitare una pressione decisiva nei confronti della Russia, e apriamo il dialogo. Fermate le armi e cessate il fuoco, poi si insedi la conferenza di pace e in quella sede si discuterà nel merito l'equilibrio da trovare per riportare la pace”."Il cessate il fuoco consente di aprire il dialogo e fermare il bagno di sangue che è in corso, e consente di svegliare i popoli dal sonno della ragione perché un passo alla volta stiamo andando verso la guerra atomica senza rendercene conto. Dunque nessun opportunismo, la Russia è colpevole di aggressione, ma dopo 8 mesi dobbiamo chiederci qual è la via di uscita da questa tragedia".

"Ricordiamo - ha detto in fine il governatore dem- che in queste settimane nel secolo scorso si è trattato per fermare la guerra in Vietnam: mentre erano presenti 500mila soldati americani in Vietnam, si raggiunse a Parigi l'armistizio che fu il primo passo alla risoluzione della guerra. Dobbiamo fare la stessa cosa, chiedere e prentendere un primo passo, fermate le armi e cessate il fuoco”.

Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia hanno preso le distganze dalla manifestazione, puntando il dito contro la posizione di De Luca e lo spreco dei soldi pubblici. Mentre Italia Viva ha partecipato tramite l’assessore regionale Nicola Caputo, Azione si è dissociata: “La pace non si ottiene con il disarmo, ma schierandosi contro gli oppressi, contro chi pretende di dettare le proprie condizioni ad un popolo sovrano. La verità è che oggi De Luca si sta occupando con i soldi dei cittadini di una questione della quale non dovrebbe occuparsi, ma lo fa per convenienza, per contrapporre alle armi di distruzione di massa quelle di distrazione di massa, utili a nascondere i problemi che oggi sono sotto gli occhi tutti, a cominciare dalla Sanità per finire ai trasporti”, ha detto Paolo Russo, braccio destro di Mara Carfagna, l'ex ministra ora passata in Azione che con De Luca è in guerra personale da anni.

La manifestazione di Napoli è stata ripresa anche dall’agenzia russa Tess con questo titolo: “In Italia imponente manifestazione a sostegno della Russia e contro la Nato”.

Nessun cenno a questo nella direzione Pd, nonostante Letta ha diviso i palchi della campagna elettorale con De Luca e ha appena nominato il figlio Piero, presente alla manifestazione, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera.

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