"Manifesto della parsimonia". Grillo vuole ancora la decrescita felice

Dimezzare l'energia, i materiali, il lavoro: il comico teorizza la propria idea di progresso sostenibile. Ma il "manifesto" è un mix di ambientalismo, contraddizioni e ricette no-global

"Manifesto della parsimonia". Grillo vuole ancora la decrescita felice

"Il segreto per arrivare felici al 2050 è la virtù della parsimonia. A Genova la pratichiamo da secoli". Beppe Grillo è tornato a fare il guru. A vestire i panni del visionario con la soluzione pronta in tasca. Dopo aver indicato la linea politica ai parlamentari pentastellati, il comico ligure è salito di nuovo in cattedra e ha stilato un manifesto per esprimere la propria idea di progresso sostenibile. Lo ho ha fatto dalle pagine del suo blog, pubblicando una dissertazione sotto sotto riconducibile a un vecchio tarlo grillino: quello della decrescita felice.

Il "manifesto della parsimonia"

Dopo aver citato Platone e Sant'Agostino, forse per dare un tono a quella sua prolusione, Beppe ha iniziato a elencare i punti del proprio "Manifesto della parsimonia per il 2050". "È ora che la politica pensi in mezzi secoli! Non in mezze legislature", ha esordito, avanzando così l'auspicio di una politica abituata a ragionare a lungo termine. Peccato che i Cinque Stelle siano tra i più strenui oppositori del presidenzialismo, che secondo illustri giuristi (come Sabino Cassese) sarebbe utile proprio alla stabilità dei governi e dunque a un'ottica di una progettualità. E peccato pure che, in tempi non sospetti, siano stati proprio i pentastellati a innescare le turbolenze dalle quali è poi scaturita l'implosione del governo Draghi, con la fine anticipata della legislatura.

L'ecologismo di facciata

"Per fermare la Grande Accelerazione del degrado del pianeta dobbiamo coltivare una civiltà della parsimonia", ha ancora teorizzato Grillo, spiegando: "Con un po' d'intelligenza tecnologica possiamo preservare sia il benessere sia il pianeta se dimezziamo l’uso di energia, di materiali e di tempo di lavoro, ossia l'uso dei tre principali fattori che creano il benessere, ma anche pesano sulla natura". Da qui, un mix proposte ispirate ai dettami dell'ambientalismo e dell'ecologismo di facciata. "Il governo realizzi un piano trentennale per dimezzare l’uso di energia primaria da una potenza di 4000 a una di 2000 watt in media per abitante. Il benessere che abbiamo raggiunto può essere mantenuto o aumentato anche con la potenza media di soli 2000 watt per abitante", ha deliberato il comico genovese.

"Rivoltiamo i colletti delle camicie"

E di nuovo, sempre rivolgendosi all'esecutivo, il fondatore del Movimento ha chiesto "un piano trentennale per dimezzare gradualmente entro il 2050 l’uso di materiali dalle attuali 40 tonnellate pro capite a meno di 20". Ridurre, risparmiare, produrre di meno: ma simili teorie non ricordano l'utopistico e fallimentare miraggio della decrescita felice? "Raddoppiare la durata di un'automobile vuol dire dimezzare il numero di automobili costruite. Vuol dire spendere più soldi nella manodopera locale di manutenzione che non nei robot, nei materiali e nell’energia importati", ha proseguito Grillo, strizzando l'occhio a certi mantra del mondo no-global. Non poteva poi mancare il vecchio consiglio della nonna, rivisitato il chiave ideologica: "Invece di buttare via le camicie quando il solo colletto è usurato, dobbiamo tornare a far rivoltare o a cambiare i colletti, come abbiamo fatto per secoli. E dobbiamo poter fare riparare molte altre cose, non solo le camicie, con vantaggio ecologico, economico e per la manodopera e la finanza locali".

"Lavorare meno": le ideologie e la realtà

A proposito di riciclo, Grillo ha poi riproposto una sua vecchia ricetta: quella del lavorare meno. "Il governo realizzi un piano per dimezzare gradualmente e a tappe il tempo dedicato in una vita al lavoro retribuito dalle 70.000 ore attuali a 35.000 ore.

Perché? Perché lavorare troppo fa male al 'pianeta esterno' e al 'pianeta interno'", ha scritto il comico, talmente visionario da aver forse perso di vista l'attualissimo tema della disoccupazione in Italia. Del resto, come si fa a lavorare meno quando il lavoro non c'è o è già di per sé precario? Tanta retorica, tante elucubrazioni; poi dietro l'angolo ecco spuntare la realtà.

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