Uccidere con un'arma regolarmente detenuta un ladro, un rapinatore entrato nella tua proprietà, in negozio o in casa, mettendo a repentaglio la tua vita e quella di chi ami, per appropriarsi illecitamente di ciò che non gli appartiene? Vicende tragiche nell'immediato, per ovvie ragioni, come sa bene in questo momento il pensionato 65enne di Vaprio d'Adda, Francesco Sicignano, che nella notte tra lunedì e martedì, sorpreso un estraneo nella sua villetta, gli ha sparato, uccidendo così un pregiudicato albanese di 22 anni deciso a mettere a segno un furto. Storie che, dopo anni di processi tumultuosi e violente polemiche, seguono solitamente trame già viste. Disegnando un percorso giudiziario forse un po' tormentato, ma destinato a concludersi quasi regolarmente con il ribaltamento di sentenze di primo grado durissime e richieste di condanne severissime assai ridimensionate se non addirittura azzerate. Mostrando così, attraverso l'applicazione di pene lievi, il logico riconoscimento della legittima difesa e quello più emozionale della paura.
Clamoroso il caso di Giovanni Petrali, il tabaccaio che il 17 maggio del 2003, a 75 anni, dopo essere stato malmenato e minacciato dai rapinatori, aveva sparato 4 colpi di pistola, andati a vuoto, dentro il proprio negozio milanese di piazzale Baracca, e tre fuori, mentre i malviventi fuggivano. Il primo, Alfredo Merlino, cadde a terra, morto, e il secondo, Andrea Solaro, restò ferito a un polmone. «I rapinatori erano in fuga e sono stati colpiti tutti e due alle spalle» aveva insistito davanti ai giudici d'appello, nel 2011, durante la requisitoria, l'allora sostituto procuratore generale che - come già il pm in primo grado, più di due anni prima - aveva chiesto che fossero riconosciuti l'omicidio volontario e le lesioni volontarie e che Petrali venisse condannato a 9 anni e mezzo di carcere. Il tabaccaio, condannato quindi nel 2009 per omicidio colposo e lesioni colpose a un anno e 8 mesi in primo grado (pena sospesa), si vide ribaltare la sentenza in appello e venne assolto con formula piena perché i giudici gli riconobbero la legittima difesa. Insomma: per la Corte di primo grado si era trattato di omicidio colposo e la colpa stava nell' «errore di percezione», cioè di lettura della situazione, che aveva spinto il commerciante «sconvolto» a sparare. Per la Corte di secondo grado - che fece persino restituire al tabaccaio la pistola - invece Petrali non era punibile perché, nonostante non ci fosse una situazione oggettiva di legittima difesa, il 75enne era convinto però di agire per legittima difesa.
Pena rispettivamente lieve e lievissima nel 2006 ai gioiellieri di via Ripamonti, i Maiocchi: un anno e 6 mesi con sospensione condizionale della pena (e quindi niente carcere) all'allora 27enne Rocco che aveva materialmente sparato e ucciso uno dei 2 ladri - Mihailo Markovic, un montenegrino 21enne - che il 13 aprile 2004 gli avevano sfondato la vetrina, peraltro fuggendo senza bottino; addirittura un mese per il padre 54enne Giuseppe, accusato di lesioni personali colpose. Il pm aveva chiesto 10 anni per entrambi.
«Uno stupro psicologico» ha definito intanto ieri la propria vicenda davanti ai microfoni Sicignano.
La Procura di Milano vuole identificare i complici del ladro ucciso - che una volta rintracciati, potrebbero fornire elementi importanti per ricostruire la dinamica dei fatti - mentre analizza i tabulati telefonici del pensionato e del ragazzo morto e attende gli esiti dei rilievi dei carabinieri del Ris di Parma, degli esami balistici e fotografici nonché dell'autopsia dell'albanese, fissata per lunedì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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