Manovra, Orsini: "L'Irpef non basta. Necessari 8 miliardi per le imprese"

Ribadita la richiesta di rifinanziare gli incentivi in scadenza. Vertice della Lega con Giorgetti

Manovra, Orsini: "L'Irpef non basta. Necessari 8 miliardi per le imprese"
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Tagliare l'Irpef non basta. È questa la linea tracciata dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini (in foto), che davanti alla platea degli industriali emiliani ieri ha messo in chiaro la priorità. "Non è intervenendo sull'aliquota sul ceto medio che si garantisce la crescita", ha detto sottolineando che "quello che serve è spingere la produttività, dare forza alle imprese, in poche parole mettere al centro l'industria".

Mentre nel mondo politico si intensifica il dibattito sulla prossima legge di Bilancio, Orsini ha rilanciato la richiesta di un piano industriale straordinario da 8 miliardi di euro l'anno per tre anni. Solo così, insiste, sarà possibile generare nuova ricchezza da redistribuire. La questione salari resta centrale per gli industriali. "È sempre stato un tema", ha rimarcato Orsini avvertendo che le retribuzioni "non aumentano con un taglio dell'Irpef una volta l'anno". La via maestra, secondo il leader di viale dell'Astronomia, passa dai contratti di produttività e dal sostegno alle imprese "che possono produrre di più, guadagnare di più e distribuire le ricchezze".

Non mancano le considerazioni sull'Europa. Orsini chiede un salto di qualità nelle politiche economiche comunitarie, invocando l'attivazione degli Eurobond. Ma il focus resta sulle misure nazionali e, soprattutto, sulla legge di Bilancio 2026. Il nodo più urgente è quello dell'energia. "Serve applicare quanto prima il meccanismo del disaccoppiamento", ha spiegato, sollecitando il varo del decreto cui il governo sta lavorando dall'inizio dell'estate. C'è poi il tema delle agevolazioni in scadenza a fine anno: Industria 4.0 e 5.0 (quest'ultima da sola vale 6,3 miliardi), la Zes Unica per il Mezzogiorno, e i principali crediti d'imposta per innovazione tecnologica, 4.0, green, design e innovazione estetica. Incentivi che, avverte Confindustria, vanno rifinanziati e rilanciati con un piano 6.0, insieme a un ritorno dell'Ace e a una semplificazione dell'Ires premiale.

Le risorse necessarie, chiarisce Orsini, "non vanno considerate a fondo perduto: parte degli investimenti ritornano con l'Iva, col gettito che generano le imprese e soprattutto con le assunzioni". Un dialogo con l'esecutivo è già in corso. Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha garantito l'impegno per stabilizzare l'Ires, mentre il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha proposto una revisione delle misure di Transizione 4.0 e 5.0 per renderle più semplici e funzionali.

Le decisioni definitive, tuttavia, richiederanno tempo. I primi segnali arriveranno con i dati sulle entrate fiscali attesi domani, ma le valutazioni sulle disponibilità effettive saranno fatte più avanti, nelle riunioni tra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, gli altri membri del governo e i gruppi parlamentari.

Nel frattempo, la Lega ha già messo sul tavolo le sue priorità. Nella riunione presieduta ieri dal leader Matteo Salvini, a cui ha partecipato anche lo stesso Giorgetti insieme agli esponenti di governo, il movimento ha definito la sua agenda: difesa del reddito delle famiglie, una pace fiscale definitiva con la rottamazione delle cartelle esattoriali, estensione della flat tax al 15% e un "maggiore contributo da destinare a famiglie e imprese da parte di realtà finanziarie (id est le banche) che stanno facendo decine di miliardi di euro di profitti".

A queste proposte si aggiungono l'applicazione dell'autonomia e del federalismo fiscale, oltre a nuovi investimenti per la sicurezza nazionale. Per gli industriali, però, la rotta è chiara: senza un piano organico di stimolo alla produttività, la crescita rischia di restare al palo.

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