Manovra più semplice grazie all'Istat

Rivista a +1% la crescita 2023, cala il debito. Disponibili una decina di miliardi in più

Manovra più semplice grazie all'Istat
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I conti economici nazionali pubblicati ieri dall'Istat confermano per il 2024 una crescita del Pil pari allo 0,7% e un indebitamento netto al -3,4%, mentre correggono al rialzo i dati sul debito, che sale meno delle precedenti stime, al 134,9% rispetto al 135,3% previsto a marzo. Anche la spesa primaria netta viene leggermente rivista, con un aumento dello 0,5% contro il +0,4% stimato, mentre la pressione fiscale registra un balzo al 42,5%, oltre un punto in più rispetto al 41,2% del 2023. Per il 2023, le stime Istat correggono il Pil al +1% pieno, lasciando così alle spalle lo zero virgola iniziale. La spesa per interessi nel 2024 è aumentata del 10,1%, dopo il calo del 4,7% nel 2023.

È questo il quadro su cui il governo si prepara a costruire le nuove previsioni del Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), atteso in Parlamento entro il 2 ottobre. Il Tesoro, pur prendendo atto dei dati, "esprime soddisfazione, in particolare" per il Pil 2023, mentre il viceministro Maurizio Leo ha definito i numeri "sicuramente positivi" e "la dimostrazione che lavorare bene e con prudenza premia sempre". Plaude l'intera maggioranza, che attribuisce il merito alle scelte del governo. Confcommercio ha segnalato il quadro più rassicurante dei consumi, ma ha messo in evidenza il calo dell'export iniziato prima dei dazi.

Intanto, sul fronte parlamentare, la prossima legge di Bilancio dovrà decidere sul nodo della rottamazione delle cartelle: il ddl proposto dalla Lega prevede 120 rate in 10 anni per 20 milioni di italiani, ma ha raccolto solo un emendamento della maggioranza, proposto da Fi, che introduce una precisazione senza incidere sulla dimensione dell'intervento. "Ascoltiamo tutti quanti però vediamo di far quadrare tutto con i numeri", aprendo a una rottamazione che "vada incontro a chi effettivamente non ce la fa", con "interventi selettivi" .

Sulla base del quadro contabile aggiornato con le revisioni Istat di settembre 2025 e dei dati del Dfp di aprile, il bilancio italiano mostra alcuni elementi di miglioramento rispetto alle previsioni iniziali, che possono tradursi in un margine aggiuntivo per la manovra 2026. Le stime Istat riducono l'indebitamento netto 2024 di circa 1,6 miliardi rispetto al Dfp, grazie a maggiori entrate e a una gestione più efficiente delle spese correnti e in conto capitale. Se a questo si aggiunge il calo del tasso medio sulle nuove emissioni dal 3,5% al 2,8%, la spesa per interessi nel 2026 dovrebbe ridursi con un risparmio prudenzialmente stimabile tra 2 e 3 miliardi.

Un altro fattore rilevante è l'andamento delle entrate fiscali: nei primi sette mesi del 2025 sono già aumentate di 16 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2024. Se il trend si mantenesse, potrebbe tradursi in un incremento strutturale annuo di circa 1214 miliardi nel 2026. Tutti questi dati portano a confezionare uno scenario prudente secondo cui lo spazio teorico totale per la manovra 2026 dovrebbe attestarsi attorno ai 15 miliardi (stime attuali di crescita confermate a +0,6% quest'anno e +1% il prossimo). Un'eventuale revisione al rialzo dell'incremento del Pil l'anno prossimo potrebbe portare una decina di miliardi in più senza intaccare il trend discendente del deficit, mentre il debito dovrebbe continuare a crescere l'anno prossimo con il progressivo esaurimento delle spese per il Superbonus 110%. Un discorso analogo si può fare per il nuovo concordato preventivo biennale su cui però Leo ha detto di voler attendere fino all'ultimo i dati delle adesioni.

Ne consegue che tanto il taglio dell'aliquota Irpef dal 35 al 33% (4,5 miliardi), che la pace fiscale (4-5 miliardi) nonché la ripropsizione dell'Ires premiale potrebbero considerarsi spesate. Domani, quando il ministro Giorgetti riferirà in Senato, se ne saprà di più.

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